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Non solo Valnerina: scuole chiuse in tutta l’Umbria

Non solo Valnerina: scuole chiuse in tutta l’UmbriaLe scuole provvisorie di Amatrice – LaPresse

Sisma Niente lezioni fino a lunedì: la paura, dovuta anche alla situazione precaria dell'edilizia scolastica, investe tutti gli istituti

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 3 novembre 2016

Non solo gli allevatori: il timore dello svuotamento investe anche i giovani. Con il trasferimento di molte famiglie al lago Trasimeno, bambini e ragazzi umbri della Valnerina potrebbero essere iscritti in istituti distanti da quelli della zona colpita dal terremoto.

Le scuole hanno riportato danni seri, nel cratere del sisma veri e propri crolli. Chi è rimasto qui, sarà accolto nelle strutture provvisorie: da lunedì 7 novembre riprenderanno le lezioni per tutti i gradi di scuola dell’istituto omnicomprensivo di Norcia e gli istituti di Preci in moduli provvisori perché gli edifici non sono agibili.

Ma la consapevolezza del rischio, derivante dalla situazione precaria dell’edilizia scolastica, investe tutta la regione. Ieri l’assessore regionale all’istruzione Bartolini, dopo l’incontro a Foligno con i sindaci, ha annunciato la chiusura delle scuole di tutta la regione fino a sabato 5 novembre: «La decisione è stata presa per consentire alle amministrazioni competenti il completamento delle attività di verifica necessarie alla riapertura dei singoli plessi».

L’assessore rassicura: «Le verifiche svolte mostrano che gli edifici scolastici sono perfettamente funzionanti e potrebbero essere riaperti domani – dice al TgR – Ma vanno aggiornati i piani di sicurezza. Per gli istituti vicino al cratere, invece, stiamo valutando i punti di criticità con 20 comuni».

Se dopo la scossa di domenica le autorità locali avevano pensato di concludere i sopralluoghi nelle scuole della regione entro la giornata di ieri, tempi più lunghi li aveva già pronosticati il commissario alla ricostruzione Errani: «Entro 15 giorni dovremo completare una verifica su tutte le scuole – aveva detto da Macerata martedì – Nei casi più semplici i sindaci potranno disporre lavori urgenti, se i danni sono maggiori verrano individuate soluzioni provvisorie».

Ieri a Camerino una donna ha sollevato la questione con il presidente della Repubblica Mattarella: che arrivino subito i moduli per garantire ai ragazzi di studiare nelle loro terre. Nelle Marche, come in Umbria, il timore per 10mila studenti è lo stesso: se ci si sposta in alberghi lungo la costa o il Trasimeno, i ragazzi studieranno lì.

E così potrebbe, almeno nel medio periodo, abbassarsi ancora il numero di giovani in un’area dove gli anziani rappresentano una buona fetta della popolazione: se l’Umbria è, insieme alla Liguria, la regione dove è più alta la percentuale di over 65 (il 24%), in Valnerina il dato sale al 35%. Numeri che spiegano l’alta presenza di badanti stranieri, anche loro oggi sfollati, molti arrivati dopo il sisma del 1997 quando alla ricostruzione presero parte lavoratori immigrati, quasi la metà del totale degli operai impiegati.

Il sisma si inserisce nel più ampio contesto dell’edilizia scolastica in Umbria: «Esiste una specificità dovuta ai terremoti, ma le strutture scolastiche soffrono di una fragilità precedente – spiega al manifesto Erica Cassetta, segretario regionale della Cisl – Dopo il 1997 non si è intervenuto in modo strutturale e sistematico: gli interventi compiuti non sono stati risolutivi, si sono solo tamponate situazioni gravi. E lo si è fatto in previsione di magnitudo inferiori a quelle di oggi».

Pochi interventi e realizzati con lentezza: «Basta guardare all’attuale istituto omnicomprensivo di Nocera Umbra: per 20 anni, dopo il terremoto del 1997 che rase al suolo gli edifici precedenti, gli alunni sono stati ospitati in strutture provvisorie. E solo ad aprile di quest’anno è stato inaugurato il nuovo istituto».

Le situazioni in bilico non sono poche. Tra tutte l’alberghiero di Assisi che da anni chiede di essere trasferito in strutture sicure rispetto alle tre attuali, dislocate tra la valle e il centro storico. «In questo caso presenta problematiche strutturali anche l’edificio di S. Maria degli Angeli, a valle – continua Cassetta – Questo dà la misura della situazione dell’edilizia scolastica, al di là dei danni provocati dai terremoti: i veti reciproci delle forze politiche impediscono di affrontare la questione di un istituto che è un fiore all’occhiello a livello regionale».

Eppure i soldi dovrebbero esserci: a marzo dello scorso anno è entrato in vigore il piano regionale triennale 2015/2017 per l’edilizia scolastica, approvato dal governo sulla base delle richieste degli enti locali. Sul tavolo 68 milioni di euro e mutui trentennali con oneri di ammortamento a carico dello Stato per 127 interventi di messa in sicurezza e ristrutturazione degli edifici, adeguamento anti-sismico e abbattimento delle barriere architettoniche. E prima, negli ultimi 5 anni, erano stati investiti dalla Regione 41 milioni di euro tra fondi comunitari, statali e regionali per un totale di 300 interventi.

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