La notizia della convocazione da parte del dicastero per la Dottrina della fede dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò, da tempo su posizioni che tengono insieme il mondo lefebvriano con quello dei no-vax più intransigenti, a rispondere dell’accusa di scisma per il pubblico rifiuto della legittimità del Papa dice della volontà di quest’ultimo di non fare sconti con chi, da destra, si pone fuori dalla comunione ecclesiale creando scandalo fra i fedeli. Ma nello stesso tempo non significa che Francesco si sia fermato sulla strada della pacificazione interna, il tentativo di guidare la Chiesa sulla strada del rinnovamento chiamando a raccolta le diverse sensibilità, anche le più lontane dal suo sentire.

Ne è una prova la notizia sorprendente che pochi giorni fa – ne ha scritto l’agenzia Adista – nella cripta della cattedrale di Bologna è stata celebrata un’eucarestia in ricordo di Ernesto Buonaiuti. Per il sacerdote romano, convinto antifascista, scomunicato (e mai riabilitato) per aver voluto rivisitare i primi anni del cristianesimo (e i dogmi) alla luce della ricerca storica, il capo dei vescovi italiani, il cardinale Matteo Zuppi, ha accettato di celebrare una messa. Nel 1946 Buonaiuti venne sepolto senza nemmeno una benedizione. Quasi ottant’anni dopo un cardinale del tutto in linea col Papa riparte proprio da un gesto liturgico che ha in tutto e per tutto il sapore della riabilitazione. O almeno di un primo passo in questa direzione.

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Fin dall’elezione alla guida dell’episcopato italiano, Zuppi ha cercato di pacificare le divergenze interne, aprendo ai conservatori più diffidenti verso il pontificato in corso e nello stesso tempo chiedendo ai più entusiasti di Bergoglio di non alimentare inutili fratture. E anche se il nome di Buonaiuti ancora oggi provoca reazioni scomposte in quella parte di Chiesa, minoritaria ma esistente, che rimpiange i tempi precedenti al Concilio Vaticano II, il gesto di Zuppi getta il cuore oltre gli ostacoli e va a riparare almeno in parte lo sforzo che fece lo stesso Buonaiuti per rivedere l’assetto della Chiesa, la sua struttura e il suo stile di vita, alla luce del Vangelo e delle origini.

Di fatto, il sacerdote romano anticipò aperture che nei decenni successivi la Chiesa ha avallato, fra queste l’evidenza fatta propria da Francesco nel 2019 tornando da un viaggio in Africa che un cristiano è chiamato sì ad adorare Dio ma non le «formulazioni dogmatiche» le quali, come tali, devono sempre essere incarnate nel tempo presente.

Nel 2014 un numeroso gruppo di intellettuali, associazioni e riviste cattoliche di base chiese a Francesco la riabilitazione di Buonaiuti. Dieci anni dopo, il gesto di Zuppi, che ha avuto luogo in occasione del Secondo Seminario nazionale dei preti operai, resta la risposta più significativa a quell’appello. Non a caso, prima della messa, un intervento su Buonaiuti da parte di don Roberto Fiorini del Coordinamento nazionale di Noi Siamo Chiesa è stato accolto con un lungo applauso.

Fiorini ha evocato la figura di Buonaiuti, la cui memoria vive allo Yad Vashem a Gerusalemme come giusto europeo fra le Nazioni per aver salvato nascondendolo a casa sua a Roma, un tredicenne ebreo, Giorgio Castelnuovo, rischiando la propria vita. Buonaiuti rifiutò il fascismo per motivazioni evangeliche. Quelle stesse motivazioni lo spinsero, nel suo testamento, a perdonare tutti coloro che lo avevano perseguitato: «A tutti coloro – e sono purtroppo legioni – che hanno ostacolato, non rifuggendo da complicità innaturali, lo spiegamento della mia attività pubblica, perdono», scrisse. Il sacerdote romano non smise mai di amare la Chiesa ma, come ha detto Fiorini, «la giustizia deve essere esercitata anche sulla memoria».

E la messa celebrata da Zuppi è in questa direzione che vuole andare. Del resto, lo scrisse bene il teologo J.B. Metz: «Non c’è soltanto una solidarietà “in avanti” con le generazioni future, ma anche una solidarietà “all’indietro”, con gli ammutoliti dalla morte e con i dimenticati; per essa non c’è soltanto una “rivoluzione in avanti”, ma in certa misura anche una rivoluzione all’indietro – in favore dei morti e delle loro sofferenze».