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«No al greenwashing che aiuta il fossile», comitati in piazza contro Cingolani

«No al greenwashing che aiuta il fossile», comitati in piazza contro CingolaniIl ministro della Transizione ecologia Cingolani – LaPresse

Questa mattina a Roma i comitati territoriali della campagna «Per il clima fuori dal fossile» manifesteranno davanti al ministero della Transizione ecologica per chiedere «un radicale cambio di passo» nelle […]

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 9 ottobre 2021

Questa mattina a Roma i comitati territoriali della campagna «Per il clima fuori dal fossile» manifesteranno davanti al ministero della Transizione ecologica per chiedere «un radicale cambio di passo» nelle politiche verso l’ambiente. Nel mirino della protesta il ministro Roberto Cingolani, ritenuto «succube» delle lobby del fossile e dei grandi gruppi industriali, mentre ignora i «radical chic» della società civile.

«La crisi climatica ed ecologica si traduce sempre più in devastazione ambientale, maggior inquinamento e problemi sanitari, cementificazione selvaggia, rincari dei costi energetici e delle bollette per cittadini, crisi economiche e produttive che aggrediscono i diritti e i redditi dei lavoratori», scrivono gli organizzatori in un a lettera aperta. I promotori della campagna, che è nata tre anni fa e tiene insieme i comitati territoriali nati in mezza Italia, da Civitavecchia a Brindisi, da Taranto a Ravenna, fino all’Abruzzo contro la costruzione dei metanodotti, denunciano il fatto che nelle politiche ambientali del governo non ci sia «nessuna iniziativa verso l’incremento delle fonti rinnovabili, verso le bonifiche dei siti altamente inquinati, né in favore delle comunità energetiche». Inoltre, «vengono completamente ignorate le spinte dal basso, come a Civitavecchia, che realizzano progetti alternativi ad emissione zero che daranno più lavoro». Comitati e associazioni territoriali vorrebbero far diventare la città laziale una comunità energetica ecologica, mentre il ministero pensa solo a trasformare la centrale a carbone dell’Enel in un rigassificatore di metano.

È uno dei numerosi esempi di quello che i comitati definiscono greenwashing, un ambientalismo solo di facciata e propagandistico che copre i venti miliardi all’anno messi a disposizione delle multinazionali di gas e petrolio per costruire «nuovi gasdotti e centrali a turbogas, idrogeno blu, trivellazioni, grandi opere inutili, non ultimo persino per proposte di ritorno al nucleare». Se è molto improbabile un ritorno all’atomo, almeno nell’immediato, le trivelle sono invece pronte a tornare in azione, a maggiore ragione ora che la crisi petrolifera ha fatto schizzare in alto i costi dell’oro nero.

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