«Nijjar assassinato dai servizi indiani». Gelo Trudeau-Modi
Canada/India Le accuse del governo di Ottawa sull’omicidio del leader separatista sikh del Punjab. Delhi nega, ma lo scontro diplomatico monta. La questione del Khalistan è una scia di repressione e sangue che risale agli anni ’80
Canada/India Le accuse del governo di Ottawa sull’omicidio del leader separatista sikh del Punjab. Delhi nega, ma lo scontro diplomatico monta. La questione del Khalistan è una scia di repressione e sangue che risale agli anni ’80
Questa settimana i rapporti bilaterali tra India e Canada hanno toccato uno dei punti più bassi di sempre, con uno scandalo che rischia di avere importanti ripercussioni internazionali per il governo indiano guidato dal premier Narendra Modi.
Tutto è cominciato lunedì 18 settembre, quando il premier canadese Justin Trudeau dal parlamento di Ottawa ha accusato il governo indiano di essere coinvolto nell’omicidio di Hardeep Singh Nijjar, cittadino canadese residente nella cittadina di Surrey, nella provincia della British Columbia. Nijjar, 45 anni, lo scorso giugno è stato freddato da diversi colpi di arma da fuoco mentre si trovava nella sua auto vicino al tempio sikh di cui era presidente. I due killer mascherati sono fuggiti saltando su un’auto che li stava aspettando poco lontano. Nijjar è morto sul colpo e le autorità canadesi, ad oggi, ancora non sono riuscite a risalire all’identità dei due assassini.
Nel frattempo però, secondo quanto divulgato da Trudeau, gli inquirenti hanno ipotizzato un coinvolgimento diretto della Research and Analysis Wing (RAW), i servizi segreti indiani, per cui Nijjar rappresentava un obiettivo politico da neutralizzare. Oltre ad essere un punto di riferimento per la comunità sikh locale, Nijjar era anche il capo della Khalistan Tiger Force, organizzazione che appoggia la secessione del Punjab indiano e la creazione di uno stato indipendente per i sikh, il Khalistan.
In parlamento, Trudeau ha detto che «qualsiasi coinvolgimento di un governo straniero nell’assassinio di un cittadino canadese su suolo canadese rappresenta un’inaccettabile violazione della nostra sovranità nazionale», e ha esortato le autorità indiane a garantire piena collaborazione alle indagini. Subito dopo le dichiarazioni di Trudeau, le autorità di Ottawa hanno espulso il diplomatico indiano Pavan Kumar Rai, descritto come «il capo della divisione canadese della RAW».
Informata degli sviluppi dalla cancelleria canadese, la Casa Bianca si è detta «molto preoccupata», e ha aggiunto che «è di fondamentale importanza che le indagini canadesi proseguano e che i responsabili siano portati davanti alla giustizia».
Ieri arrivata la risposta ufficiale del governo indiano, che non solo ha rispedito al mittente le accuse definendole «assurde», ma ha anche espulso un alto funzionario dell’ambasciata canadese di New Delhi. Nel comunicato del ministero degli esteri indiano si legge che l’espulsione «riflette le preoccupazioni crescenti del governo circa le interferenze della diplomazia canadese nei nostri affari interni e il loro coinvolgimento in attività anti-indiane». Nella stessa giornata, il ministero del commercio indiano ha annunciato l’interruzione delle trattative commerciali con la controparte canadese.
La questione del Khalistan risale agli anni Ottanta del secolo scorso, quando nella regione del Punjab indiano si sollevò un nutrito movimento separatista armato brutalmente represso nel sangue in una delle operazioni militari più drammatiche della storia indiana: nel 1984, l’allora premier Indira Gandhi ordinò all’esercito di aprire il fuoco contro i separatisti asserragliati nel Tempio d’Oro della città di Amritsar, il luogo più sacro al mondo per i fedeli sikh. I morti si contarono a centinaia e, qualche mese dopo, la stessa premier Indira Gandhi fu assassinata da due delle sue guardie del corpo personali di religione sikh.
Da allora, molti leader pro-Khalistan sono emigrati all’estero. Soprattutto in Canada, dove su 1,4 milioni di immigrati di origine indiana, più della metà si dichiara fedele al sikhismo.
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