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Nigeria, lo Stato islamico punta a creare qui il suo nuovo califfato

Nigeria, lo Stato islamico punta a creare qui il suo nuovo califfatoI parenti degli studenti rapiti dalla Bethel Baptist High School di Damishi Kaduna, Nigeria, lo scorso 6 luglio – Ap

L'ascesa di Iswap Nel nord del Paese ancora attacchi ai villaggi, sequestri nelle scuole e proteste della popolazione esasperata contro il presidente Buhari

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 21 luglio 2021

Aumentano sempre più le manifestazioni di protesta contro il governo centrale di Abuja a causa del progressivo clima di insicurezza che sta colpendo alcune regioni centro-settentrionali della Nigeria e nello specifico gli stati di Zamfara, Katsina, Kaduna e Niger.

L’ULTIMO ATTACCO risale a questo lunedì quando circa un centinaio di «banditi» – chiamati così dalle autorità – ha colpito cinque villaggi nella zona di Shinkafi (stato di Zamfara) con una serie di attacchi simultanei ed il rapimento di 60 civili.

Si tratta dell’ennesimo sequestro nelle regioni nord-occidentali del Paese che si aggiunge a quello della scorsa settimana con circa 130 ragazzi rapiti dal collegio della Bethel Secondary School nello stato di Kaduna, episodio che ha provocato accese proteste della popolazione contro «l’inerzia del governo e la sua incapacità nel proteggere i civili». Questi gruppi criminali terrorizzano le popolazioni del nord-ovest e del centro della Nigeria: attaccano villaggi, rubano bestiame e rapiscono studenti o dignitari locali a scopo di estorsione con il risultato che, a causa dei continui attacchi e rapimenti, numerose scuole statali sono chiuse da mesi.

A poco sono serviti i discorsi rassicuranti del presidente nigeriano Muhammadu Buhari riguardo a un maggiore impegno da parte delle forze di sicurezza nigeriane «per la liberazione di tutti i civili», con le lamentele sempre più pressanti delle opposizioni politiche riguardo alla sua «inefficace lotta contro il terrorismo e il banditismo».

LE PREOCCUPAZIONI dell’opinione pubblica riguardano l’alleanza tra questi gruppi e il terrorismo di matrice jihadista. Da questo punto di vista la morte di Abubakar Shekau, storico leader di Boko Haram, ha decretato la definitiva affermazione dello Stato islamico dell’Africa occidentale (Iswap) con un dominio consolidato del gruppo in tutta la parte nord-orientale del paese e un accrescimento in termini di popolarità, combattenti e armi.

Iswap ha dimostrato nel corso di questi anni di essere uno degli affiliati di Daesh più grandi, con importanti riconoscimenti dalla leadership centrale a tal punto che, secondo quanto afferma nel suo ultimo report Samuel Malik – analista dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza (Iss) di Bamako – «lo Stato Islamico, attualmente guidato da Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurashi, sta trasferendo miliziani, soldi e armamenti per la creazione di un califfato in Nigeria».

L’ARRUOLAMENTO degli ex combattenti di Shekau e l’accresciuto ruolo diretto dello Stato Islamico ha portato il gruppo jihadista a controllare in meno di due mesi circa il 30% dello stato del Borno e alla creazione «di uno stato parallelo a quello centrale, con la fornitura di protezione e servizi per la popolazione».

Al contrario di quanto avveniva con Boko Haram, l’Iswap tende a non colpire i civili, ma ha come obiettivi prioritari i militari e le forze di sicurezza, visto che lo scopo dell’organizzazione è quello «di delegittimare uno stato completamente assente, aumentando consenso e incrementando le fila dei propri combattenti».

«UNA RISPOSTA MILITARE inadeguata, l’insicurezza e la mancanza di prospettive rischiano di far accrescere il fenomeno jihadista in tutto il bacino del lago Ciad (Camerun, Ciad, Nigeria e Niger) – conclude Malik – con la possibilità che una netta affermazione dello Stato islamico in quell’area avrebbe serie ripercussioni anche in altre zone, come quella del Sahel o dell’Africa centrale».

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