Sono poche le certezze e tante le incognite che escono dalle urne di Mostar, capoluogo dell’Erzegovina a maggioranza croata, tornata al voto domenica scorsa dopo 12 anni. I dati preliminari forniti dalla Commissione elettorale centrale (Cec) vedono in testa l’Hdz BiH, principale partito nazionalista croato, seguito dalla Coalizione per Mostar che unisce sei partiti guidati dall’Sda, formazione nazionalista bosniaco-musulmana. 13 seggi su 35 andrebbero all’Hdz BiH, mentre la Coalizione per Mostar eleggerebbe 12 consiglieri. Buona performance di Bh Blok, alleanza di centrosinistra tra Partito socialdemocratico (Sdp) e Nasa Stranka.

Insidiosa in particolare nel distretto elettorale di Stari Grad, dove si piazza seconda con il 39% dietro l’Sda al 46, Bh Blok dovrebbe eleggere 6 consiglieri, tra cui Irma Baralija, vice presidente di Nasa Stranka e autrice del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo che nel 2019 ha condannato la Bosnia-Erzegovina per il mancato svolgimento delle elezioni a Mostar in questi anni. Entrano nel nuovo consiglio comunale anche l’Hrs di Slaven Raguz, partito croato di destra nazionalista, e la lista «Restate qui – Insieme per la nostra Mostar» che riunisce l’Snsd del leader nazionalista serbo-bosniaco Milorad Dodik e l’Sds.

DA UNA PARTE I DUE PARTITI nazionalisti, Hdz BiH e Sda, non sembrano dunque aver risentito dello scossone elettorale registrato lo scorso 15 novembre a Sarajevo e Banja Luka, dove le opposizioni si sono imposte sui partiti etno-nazionalisti del dopoguerra. La coalizione guidata dall’Sda è stata la lista più votata nei tre distretti comunali a maggioranza bosniaco-musulmana; parallelamente l’Hdz BiH è stato il partito più votato nei tre a maggioranza croata, oltre che nella circoscrizione dell’intera città.

Eppure nessuno dei due partiti avrebbe raggiunto la maggioranza nel nuovo consiglio comunale cui spetta l’elezione del sindaco. Una beffa per Dragan Covic, leader dell’Hdz BiH, che per stare al governo della città non avrebbe altra scelta che formare una grande coalizione con l’Sda. Risultato ancor più amaro se si considera che fu proprio l’Hdz BiH a protestare contro la legge elettorale voluta dall’allora Alto Rappresentante Paddy Ashdown, portando alla paralisi che ha impedito a Mostar di eleggere i propri consiglieri per 12 anni.

La beffa per Covic è invece una vittoria per Bakir Izetbegovic, leader dell’Sda, ago della bilancia di questo voto, che potrebbe optare per un’alleanza con Bh Blok, estromettendo l’Hdz BiH dalla maggioranza.

E MENTRE EUROPA E STATI UNITI si dicono soddisfatti per «il voto storico» di Mostar, in Bosnia monta la polemica. Covic in una lettera indirizzata al capo della delegazione europea in Bosnia Johann Sattler, all’ambasciatore americano Eric Nelson, all’Alto rappresentante Valentin Inzko e al capo della missione Osce Kathleen Kavalec, ha parlato di «ritardi ingiustificati» della Cec che solleverebbero «dubbi sulla regolarità del voto».

Per Covic lo svolgimento delle elezioni è stato regolare fino alle 17 di ieri, poi «il sistema si è rotto e si è registrato un cambiamento della volontà degli elettori». Il leader croato ha sottolineato inoltre la differenza tra i dati comunicati domenica sera alla presenza degli osservatori elettorali e quelli pubblicati ufficialmente sul sito della Cec. Quest’ultima ha poi ordinato all’unanimità il riconteggio in quasi 70 seggi elettorali. Una paralisi insomma che non sembra trovare soluzione.