Prima la protesta, poi il pestaggio. Quella tra sabato e domenica è stata un’altra notte di violenze nel Cpr di via Corelli a Milano. Tutto è iniziato con una insolita contestazione verso le 22 di sera, quando alcuni migranti si sono sdraiati nel cortile del centro sotto la pioggia battente, nudi, con addosso solo le mutande. Le ragioni: l’assenza di cure mediche e il cibo scadente.

In un video girato da altri migranti e pubblicato sui social della rete Mai Più Lager-No ai Cpr si vedono alcuni secondi di questa protesta, proseguita all’interno del Cpr quando gli agenti di guardia hanno deciso di chiudere una finestrella sulla porta blindata che regola l’accesso al settore da dove vengono fatti passare acqua, cibo, medicine: l’ultimo pertugio verso l’esterno. La contestazione è finita con l’intervento della guardia di finanza in antisommossa e il pestaggio di due ragazzi. Uno, di 18 anni, è stato portato in infermeria sorretto da due persone. L’altro ha accusato forti dolori alle gambe, è finito anche lui in infermeria.

A immortalare 25 secondi del pestaggio un video girato sempre dai migranti e diffuso dalla rete No Cpr. La Prefettura di Milano ha confermato domenica mattina la protesta legata al cibo e l’intervento della forza pubblica chiamata dagli operatori. Secondo la questura l’intervento si è reso necessario perché i migranti stavano cercando di avviare una mini rivolta. Due sono stati denunciati per resistenza. Le immagini scioccanti raccontano quanto sia ancora disumana la situazione nel centro, che oggi è gestito da un amministratore giudiziario dopo il sequestro in seguito all’inchiesta della procura di Milano di dicembre scorso.

A seguito dei fatti della notte, domenica pomeriggio il consigliere regionale Luca Paladini è entrato nel centro di detenzione insieme a un’attivista delle rete No Cpr, ma gli è stato impedito di visitare i moduli dove vivono i migranti. «Non era mai successo che a un rappresentante istituzioni non fosse dato accesso al blocco dove vivono le persone. Hanno motivato il divieto con motivi di sicurezza. Ci hanno permesso solo di vedere alcuni trattenuti in uno stanzino, singolarmente. I ragazzi vittime del pestaggio non ce li hanno mostrati», racconta Paladini.

C’è un dato che fotografa drammaticamente cosa significa vivere dentro il Cpr di via Corelli: nel solo mese di gennaio 2024 ci sono stati 34 trasferimenti in autoambulanza al pronto soccorso. «Non sappiamo perché, non ce lo hanno detto. In ogni caso significa che dentro quella struttura ci sono state 34 persone che in un mese hanno avuto bisogno di cure in ospedale», dice Teresa Florio della rete No Cpr e dell’associazione Naga. Anche il responsabile immigrazione del Pd Pierfrancesco Majorino ha visitato domenica pomeriggio il centro: «È diventato un posto dove avviene una lesione sistematica dei diritti umani. Va chiuso». La questione finirà in parlamento, oggi il senatore dell’alleanza rosso-verde Tino Magni depositerà un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Da nord a sud. Sabato scorso il senatore del Pd Antonio Nicita, con i colleghi Giuseppe Provenzano e Giovanna Iacono, ha ispezionato a sorpresa il Cpr di Caltanissetta. «È una struttura al di sotto degli standard di un carcere. Sono trattenute 92 persone, vivono in moduli di cemento con i materassi buttati a terra», racconta Nicita.

Il Cpr di Caltanissetta, foto di Antonio Nicita

Ieri, invece, il deputato Aboubakar Soumahoro è tornato nel centro di Ponte Galeria, dove nove giorni fa sè suicidato Sylla Ousmane. «È impressionante la percentuale di persone con disagio psichico che vivono in una condizione di afflizione continua – ha detto – I Cpr sono il buco nero del diritto, devono essere chiusi subito».