Sport

Nibali rinasce in picchiata verso Bormio

Contagiro Sedicesima tappa

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 24 maggio 2017

Duecentoventidue km da Rovetta a Bormio. C’è da scalare il Mortirolo, la montagna che sottrasse Marco a un chiosco di piadine e consegnò Pantani alla leggenda del ciclismo. E poi due volte lo Stelvio, cima Coppi di questo centenario, che la cima di Coppi è davvero da quel 1953 e da quel «W Fausto» scavato su un muro di neve a guardia di un tornante. La giornata si fa bestiale da subito, e non solo per il gran caldo. Quintana, promessa di sfaceli successivi, manda tutti i suoi giannizzeri migliori all’attacco pronti e via, intruppati coi soliti cacciatori di glorie giornaliere.

In tutto questo turbinio di guerra annunciato fin dalle prime ore del mattino, la tappa, e forse anche il Giro, si decide poco nobilmente nella vallata che conduce il gruppo all’imbocco del versante svizzero dello Stelvio. In quella, Doumoulin, già rimasto a secco di gregari, è costretto a sfilarsi la maglia rosa di dosso in fretta e furia per una sosta fisiologica improvvisa. La cera non è bella, un virus l’ha colpito o nella migliore delle ipotesi il suo fisico, già affinato fino all’estremo, non ha retto l’immane sforzo sopportato.

Non una giornata fortunata, anche se Giancarlo Ferretti non starebbe lì a tirare in ballo la cattiva sorte, che, diceva sempre, «i campioni non si ammalano, non forano e non cadono».

Con Doumulin sperduto controvento nella valle, su per lo Stelvio svizzero bastano due punture di spillo di Nibali e la corsa salta in aria. Quintana non è poi neppure lui in gran forma, se è vero che si limita a rispondere a bassa voce alle intemperanze del siciliano che rinasce; ma c’è anche da comprenderlo, perché con la crisi della maglia rosa il primato gli può anche cascare addosso dal cielo, senza dannarsi troppo l’anima. Nella picchiata verso Bormio preferisce quindi vegliare a distanza di sicurezza sulla rincorsa imbufalita di Nibali, che ha nel mirino l’ultimo superstite della mattana mattutina.

Il finale è roba da centauri, pare d’essere a Misano più che al traguardo di un tappone alpino, e se c’è in gruppo uno bravo a guidare la bicicletta attraverso la gincana è proprio Nibali, con l’ultima curva che gli fa da trampolino per mettere il naso davanti al basco Mikel Landa. Approfittando del finale in discesa, Doumulin si rimette in qualche modo in carreggiata, e conserva la maglia con pochi secondi di vantaggio su Quintana e un minutino scarso su Nibali.

La notizia è che i due alla fine si sono addirittura salutati, resi solidali dalla faticaccia.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento