Next generation, climate litigations
Pre Cop26 La difesa di diritti fondamentali come il diritto alla vita, alla salute, all'alimentazione sono istanze universali che uniscono ormai, dalle piazze ai tribunali, il destino di popoli, paesi e generazioni diverse
Pre Cop26 La difesa di diritti fondamentali come il diritto alla vita, alla salute, all'alimentazione sono istanze universali che uniscono ormai, dalle piazze ai tribunali, il destino di popoli, paesi e generazioni diverse
Molti occhi sono puntati in questi giorni su Milano, ove si celebrano due appuntamenti di rilievo nella strada che porterà all’attesissima COP26 sui cambiamenti climatici di Glasgow. Il primo, particolarmente significativo, è la COP dei giovani, o Youth COP, in corso da martedì scorso e che si concluderà oggi, 30 settembre. Poi verrà la Pre-COP, ultima occasione formale per i paesi membri della Convenzione ONU sul climate change di definire i dettagli negoziali prima del vertice scozzese di novembre.
Gli oltre 400 giovani giunti a Milano da tutto il mondo sono rappresentanti di una generazione in prima fila nel rivendicare giustizia climatica e diritti fondamentali. Diritti che, oltre a guardare al tempo presente, sono sempre più declinati al tempo futuro.
Numerosi report, promossi da agenzie ONU, Ong e centri studi indipendenti, hanno analizzato negli anni il crescente impatto del clima sui minori. Bambini e giovani rappresentano il 30% della popolazione mondiale; costituiscono il gruppo più numeroso di persone colpite e sono al contempo più vulnerabili degli adulti ai suoi impatti. È sulle nuove generazioni che ricadranno i costi maggiori dei cambiamenti climatici.
Non a caso i giovani attivisti climatici sono stati protagonisti in questi ultimi, drammatici anni, di straordinarie mobilitazioni, di denunce lucide e accorate scagliate in faccia ai grandi della terra, nonché di un numero crescente di cause legali contro Stati e governi, intentate anche in nome delle giovani generazioni e per conto di quelle future.
La difesa di diritti fondamentali come il diritto alla vita, alla salute, all’alimentazione sono istanze universali che uniscono ormai, dalle piazze ai tribunali, il destino di popoli, paesi e generazioni diverse.
Anche a Milano, come avverrà a Glasgow, le climate litigations sono tra gli strumenti di battaglia climatica che destano maggiore attenzione. A ritrovarsi a confronto nell’iniziativa Next generation: climate litigation, promossa dalla Climate Open Platform nelle giornate della YouthCOP, i protagonisti di alcune delle più significative azioni legali climatiche europee.
A partire dall’ «Urgenda case» che ha ottenuto nel 2019 in Olanda la prima pronuncia europea favorevole ai ricorrenti aprendo la strada al filone processuale anche in Europa, si contano ormai nel vecchio continente casi climatici in ben 18 paesi: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Olanda, Slovenia, Svezia, Ucraina. E, non ultimo, Italia. Anche l’Italia ha infatti da giugno ha la sua causa climatica, lanciata da A Sud e promossa dalla Campagna Giudizio Universale, cui aderiscono oltre 100 realtà di tutto il paese.
In molti dei contenziosi citati, centrale è il tema della giustizia intergenerazionale. Un anno fa in Portogallo sei giovani tra i 9 e i 22 anni hanno presentato ricorso contro 33 paesi europei davanti alla Corte Europea di Strasburgo, accusandoli di violare i diritti umani e mettere a rischio le future generazioni. In Germania, la Corte Costituzionale Federale ha accolto nel maggio scorso il ricorso presentato da un gruppo di giovani attivisti, sostenuti da alcune organizzazioni tra cui Fridays For Future.
La storica sentenza ha bocciato la legge tedesca sul clima, rilevando che nel non indicare la road map di riduzione delle emissioni dopo il 2030, stava scaricando «in modo irreversibile i maggiori oneri di riduzione delle emissioni su periodi successivi al 2030». In altre parole: violava i diritti dei più giovani. Anche il caso italiano, Giudizio Universale, cui prima udienza è fissata per il prossimo 14 dicembre, vede tra i ricorrenti ben 17 minori: tra le argomentazioni presentate al Tribunale Civile di Roma si fa riferimento al dovere dello Stato di proteggere il sistema climatico «per la presente e le future generazioni», come previsto dall’UNFCCC dall’Accordo di Parigi.
È dunque in nome del diritto al futuro che le nuove generazioni portano alta la bandiera della giustizia climatica e si candidano a dettare ai leader del mondo tempi e modi per agire con rapidità e decisione contro quella che è già oggi la più grave violazione dei diritti intergenerazionali della storia.
* Associazione A Sud
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