L’ennesimo ministro ha mollato il governo di Rishi Sunak. Si tratta di Robert Jenrick, titolare dell’Immigrazione da appena dodici mesi. Lo fa all’indomani della presentazione, mercoledì, della nuova legislazione emergenziale con cui il governo dovrebbe rendere magicamente il Ruanda un paese “sicuro” quel tanto che gli permetta di superare i mille ostacoli che la legge britannica sui diritti umani e quella europea hanno finora frapposto alla relegazione nel paese africano dei migranti “clandestini”.

A sua volta, la legge seguiva a ruota la firma apposta martedì da Cleverly a un nuovo trattato con Kigali, il cui governo ha già intascato 140 milioni di sterline senza che nemmeno un migrante vi sia ancora atterrato per via della bocciatura da parte della corte Suprema il mese scorso.

Per Jenrick, così come per la sua ex collega di gabinetto Suella Braverman – già agli Interni, a sua volta epurata da Sunak per le famigerate esternazioni sgocciolanti odio razziale e ora sostituita da James Cleverly – la legge non è abbastanza “tosta” da travalicare le obiezioni legali e umanitarie che hanno finora tarpato le ali agli aviogetti della deportazione. Ergo non consentirà al partito di mantenere la sua promessa elettorale per eccellenza, quella di ridurre drasticamente la migrazione netta.

Sunak ha risposto piccato alla defezione di Jenrick con una conferenza stampa – una mossa che tradisce la gravità della situazione – in cui ha difeso la legge giurando sulla sua efficacia. Ma nelle fila dei Tories impazza da mesi il malcontento per il finora mancato “stop alle barche” da cui dipende l’unica loro chance di non precipitare in un oblio elettorale che in questo sistema potrebbe durare oltre un decennio. Il problema si incista sull’idea di “Brexit tradito”, molto partecipata tra gli euroscettici più sfegatati che vorrebbero il Paese fuori dall’odiata Convenzione europea dei diritti umani.

Dal canto loro, i moderati “One Nation” si oppongono a qualsiasi inasprimento dei toni, forti anche del fatto che il Ruanda stesso non avrebbe sottoscritto l’accordo se la convenzione fosse stata ignorata. In mezzo c’è Sunak, terzo premier Tory in tre anni che se resterà al suo posto fino alle elezioni è solo per l’insostenibilità di un’ennesima corsa alla leadership.

Sulla legge, il Parlamento si esprimerà martedì; ma il Premier non chiederà la fiducia, segno che ha paura di perdere e di finire quindi a elezioni anticipate: i conservatori di destra, soprattutto quelli del red wall, strappati al Labour nel 2019, voteranno probabilmente contro (assieme agli stessi laburisti), nel tentativo di non perdere il seggio appena conquistato. L’agenda Ruanda era stata presentata tra le fanfare da Boris Johnson nell’aprile dell’anno scorso.