«Io la destra, questa destra, non voglio farla vincere. Sino all’ultimo minuto mi batterò perché il fronte del centrosinistra si presenti unito alle elezioni regionali del 25 febbraio. A Soru dico di venire con noi nel campo largo. Non possiamo regalare la Sardegna, per altri cinque anni, a Meloni e a Salvini. Nell’isola si gioca una partita di rilievo nazionale. Abbiamo l’occasione di invertire la tendenza battendo una presidente del consiglio che crede di essere invincibile».

Massimo Zedda, leader dei Progressisti, spiega così la rottura con il presidente di Tiscali e il suo ritorno al campo largo a trazione Pd-M5S guidato dalla pentastellata Alessandra Todde. I Progressisti in Sardegna coprono un’area politico-elettorale assimilabile a quella di Sinistra italiana (formazione ridotta nell’isola al lumicino da laceranti divisioni interne). Una dirigente dei Progressisti, Francesca Ghirra, alle politiche dello scorso anno è stata eletta alla Camera nelle liste dell’Alleanza Verdi-Sinistra italiana. Zedda, passato nel suo percorso politico attraverso il Pci, il Pds, i Ds e Sel, appena trentenne è stato eletto sindaco di Cagliari nel 2011 dopo aver battuto alle primarie di coalizione il segretario del Pd Antonello Cabras. Al termine del mandato è stato rieletto per una seconda volta. Ha lasciato la carica di primo cittadino nel 2019 per candidarsi come governatore alle regionali contro il sardo-leghista Christian Solinas, che lo ha sconfitto (47 e 32 le rispettive percentuali, con il candidato M5S, Francesco Desogus, all’11).

I Progressisti rientrano nel campo largo dopo un’iniziale rottura. I motivi di quella rottura?

Noi abbiamo tenuto sempre una linea unitaria. Con i Cinquestelle siamo stati i primi ad avviare un confronto, mettendo le basi di un’azione di opposizione comune contro la giunta Solinas. Dopo le politiche del settembre 2022, nel centrosinistra si è avviata una riflessione in vista delle regionali per arrivare a una proposta politico-programmatica che tenesse insieme tutto il centrosinistra e i Cinquestelle con settori del movimento autonomistico e indipendentista. Si è arrivati a un tavolo comune che ha definito obiettivi politici e programma. La rottura è avvenuta quando la maggioranza del campo largo ha detto no alla proposta nostra e di Renato Soru di scegliere il candidato governatore attraverso le primarie di coalizione. Per noi sarebbe stato il modo migliore per trovare un nome condiviso. Sin dell’inizio, però, abbiamo detto, e su questo punto siamo stati chiari con Renato Soru che condivideva la nostra scelta per i gazebo, che comunque la nostra rimaneva una prospettiva unitaria all’interno del campo largo. A Soru abbiamo detto subito che la battaglia per le primarie l’avremmo condotta insieme con lui e che però se non si fosse riusciti a far passare quella scelta, si sarebbe dovuto recuperare un rapporto unitario con le altre forze del centrosinistra, perché non si poteva pensare di andare alle elezioni divisi contro questa destra.

In un ultimo tentativo di ricomporre l’unità, Soru ha proposto di farsi da parte a condizione che la stessa scelta la facesse Todde. Neanche questo è stato possibile. Quindi con Soru dialogo chiuso?

Dialogo chiuso no. A Soru, con il quale abbiamo sempre avuto un rapporto franco e corretto e che mi sento di ringraziare per la battaglia che abbiamo condotto insieme per le primarie di coalizione, proponiamo di fare con noi, lui e le altre componenti della sua coalizione, una lista comune all’interno dello schieramento guidato da Todde. Condividiamo con Soru una proposta politico-programmatica forte, alla quale si può benissimo continuare a lavorare insieme, con l’ambizione di fare della nostra lista, noi con le forze che si sono raccolte intorno a Soru, quella più votata il prossimo 25 febbraio e di condizionare in questo modo, in maniera determinante, l’azione di governo di tutto il centrosinistra in caso di vittoria sulla destra.

Lei ora rilancia la sua candidatura a sindaco per le comunali di Cagliari che si terranno la prossima primavera. Si faranno le primarie?

Per noi le primarie di coalizione restano il metodo migliore. Sono pronto a mettermi in gioco ai gazebo, se sarà necessario.