Ieri a Faenza e a Castel Bolognese sono comparsi insoliti manifesti. «Vendesi villette in zone alluvionate, canotto incluso», «nuovo quartiere residenziale immerso nel fango», con tanto di canotti e barche di carta. Extinction Rebellion e comitati locali denunciano ancora una volta il folle e inarrestabile consumo di suolo, finanche in zone alluvionate.

Nell’orto della Ghilana, (Faenza), finito sotto un metro e mezzo di acqua a maggio 2023, la lottizzazione in progetto causerà la distruzione della storica zona verde e l’abbattimento di una ventina di pini. Le osservazioni delle associazioni ambientaliste che contestano la sicurezza dei progetti, sono ora al vaglio del Cuav (Comitato urbanistico area vasta) e poi al voto dei rispettivi consigli comunali.

A Ravenna intanto il Consorzio di Bonifica per la sicurezza idraulica ha valutato che l’idrovora dovrà essere potenziata per far fronte alle nuove cementificazioni di circa 200 ettari. «Bisogna essere consapevoli che ogni nuova costruzione su terreni non precedentemente edificati conduce inevitabilmente all’aumento dell’esposizione al rischio, oltreché all’impermeabilizzazione del suolo» si legge nel Rapporto della Commissione tecnico-scientifica, istituita dalla Regione Emilia-Romagna, ma non si capisce se poi questi pareri verranno ascoltati o saranno più forti le sirene della lobby del cemento.

Secondo i dati pubblicati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), a ottobre 2023 sono oltre 7mila gli ettari di suolo cementificati nel solo comune di Ravenna: si tratta del numero più alto fra tutti i comuni dell’Emilia-Romagna.

In provincia di Ravenna c’è una media pro capite di terreno scomparso pari ad oggi a 490mq ad abitante.

L’Emilia-Romagna è sempre secondo il rapporto Ispra 2023 la quarta regione in Italia per incremento netto del consumo di suolo. La prima Regione d’Italia per cementificazione in aree a rischio alluvione.

Legambiente Emilia Romagna nel rapporto Ricostruire meglio chiede una moratoria per tutte le autorizzazioni rilasciate e per quelle in corso di approvazione, mentre le lacune della legge regionale 24/2017 sono evidenziate da tempo dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale che da oltre un anno ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare sul consumo di suolo (e altre tre su acqua, energia, rifiuti), non ancora discussa.

Nel 2022 sono stati persi +635,44 ettari rispetto al 2021, sopra la media degli ultimi 6 anni dell’8%. Sabato e domenica a Bologna durante il partecipato convegno organizzato da Reca sulla «crisi del modello neoliberista emiliano romagnolo» si è evidenziato che durante il regime transitorio di tale legge, prorogato più volte, il consumo di suolo è continuato.

Colmo del paradosso, grazie a una ennesima proroga dedicata proprio ai comuni alluvionati, questi hanno più tempo per autorizzare le lottizzazioni (3 maggio 2024). «Abbiamo avuto 16 morti per l’alluvione, dovrebbe essere chiaro a tutti che il consumo di suolo e la crisi climatica uccidono» concludono gli ambientalisti.