Visioni

Nelle correnti emancipatorie di «El Agua», una magia che libera

Nelle correnti emancipatorie di «El Agua», una magia che liberaLuna Pamies in «El agua»

Cannes 75 Tra realismo e magia, il film di Elena López Riera e un'altra opera prima, «The Dam» di Ali Cherri, presentate alla Quinzaine

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 31 maggio 2022

Realismo e magia alla Quinzaine des Réalisateurs 2022, nell’ultima edizione diretta da Paolo Moretti, lasciando un segno ibrido, fluido, risonante echi di mistero ma anche un neanche troppo celato sotto testo politico. Da un lato El Agua, felice esordio della regista spagnola naturalizzata in Francia Elena López Riera in cui il documentario si alterna alla finzione in atmosfere da «favola nera». L’acqua del titolo è l’elemento centrale del film e si riferisce alle correnti del fiume che attraversano la nativa Orihuela, cittadina della comunità autonoma valenciana più volte teatro di esondazioni dagli esiti fatali e abbandonata da tempo dalla regista in cerca di orizzonti più vasti e fecondi, ma rappresenta anche un simbolo di sensualità, di passione amorosa, di spinta verso l’emancipazione in un contesto sociale angusto e repressivo. Ana scopre l’amore assieme a José durante un’estate come tante. Insieme vivono la loro storia in un clima di calma apparente.

MA È SOLO la quiete prima della tempesta. Secondo una leggenda popolare alcune donne sono destinate a scomparire durante gli alluvioni perché hanno «l’acqua dentro». La realtà si intreccia con la magia, la cronaca con la superstizione, la tradizione con una modernità che è ancora solo illusione.
Anche The Dam, opera prima del libanese residente a Parigi Ali Cherri alla cui sceneggiatura partecipa anche Bertrand Bonello, contiene al suo interno diverse anime: la vicenda di Maher, che all’ombra di una diga di proprietà cinese costruisce mattoni mescolando terra e acqua del Nilo, e si allontana la notte, di nascosto, per costruire una «cosa» di fango che comincia a prendere vita, si muove sul crinale dell’allegoria. La cura dell’immagine, pittorica, il modo di riprendere i corpi come geografie umane e i paesaggi come forme organiche, tradisce la natura di artista visivo di Cherri. A ciò si somma la creazione di un ambiente sonoro immersivo e ipnotico, un ruggito che sembra avere origine direttamente nelle viscere della Terra creando una dimensione di straniamento e catarsi.

SONO LE VOCI del popolo sudanese in rivolta contro la leadership di Omar al-Bashir (deposto con un colpo di stato militare nel 2019), la cui forza propulsoria buca gli altoparlanti delle radio, a tenerci saldamente ancorati al reale. Un reale che dialoga con la dimensione del misticismo e dell’ecologia (le conseguenze nefaste dell’intervento dell’Uomo sulla Natura e la Natura che si riprende il controllo), concreto nella sua spinta rivoluzionaria.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento