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Nel Lazio i rossoverdi si dividono in tre

Nel Lazio i rossoverdi si dividono in treAlessio D'Amato – Ansa

Regionali Una volta qui era tutto campo largo. Ci saranno, ognuno per conto proprio, Europa Verde, Sinistra civica ecologista e i «progressisti per Conte»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 24 dicembre 2022

La Regione Lazio va verso il voto. Presentata la candidatura delle destra, nella persona del presidente della Croce rossa Francesco Rocca, il quadro che va componendosi tra i suoi oppositori rappresenta ancora la divisione che si è data sul piano nazionale alle scorse elezioni politiche: il centrosinistra di Alessio D’Amato da una parte (alleato col Terzo polo) e il Movimento 5 Stelle dall’altra. Per di più, ci saranno tre liste che rivendicano la loro identità «rossoverde».

Una è quella dei Verdi Europei, che a differenza dello scorso 25 settembre non si presentano con Sinistra italiana. Il co-portavoce Angtelo Bonelli ha da tempo annunciato che avrebbe sostenuto D’Amato: i suoi probabilmente comporranno la lista assieme agli esponenti di Possibile.
Ed eccoci alla seconda lista rossoverde: con D’Amato andrà anche Sinistra civica ed ecologista che a capo all’europarlamentare indipendente dei Socialisti & Democratici (oltre che a lungo vice di Zingaretti in Regione) Massimiliano Smeriglio. Sce è il soggetto che più di ogni altro ha provato a ricucire il campo largo che da due anni già amministra la Regione, invano. Alla fine, dopo aver esplorato in diverse formule quantomeno la creazione di un soggetto rossoverde più unitario possibile, ha scelto di sostenere l’ex assessore alla sanità. «Siamo soddisfatti della scelta di D’Amato di porre come primo punto di programma il reddito a 800 euro al mese per i giovani dai 15 ai 34 anni che sono fuori dal mercato del lavoro e dai circuiti formativi – spiega Claudio Marotta – Abbiamo scelto di andare in continuità con la stragrande maggioranza delle forze che hanno sostenuto Zingaretti e con le forze che sostengono Gualtieri a Roma, per coerenza rispetto alla nostra storia». Proprio l’allineamento tra Roma e il Lazio è uno dei temi che ha tenuto banco in queste settimane. L’accelerazione di Gualtieri sul termovalorizzatore, in controtendenza anche rispetto al Piano regionale rifiuti definito dalla giunta Zingaretti, rischia di divenire un segnale più generale, come hanno fatto intendere sia la Cgil del Lazio che l’Arci di Roma.

Infine, c’è la lista, anch’essa rossoverde, che fa capo al Coordinamento 2050 costituito tra gli altri dagli ex parlamentari di Leu Stefano Fassina e Loredana De Petris e che andrà in coalizione con il Movimento 5 Stelle. Di questa compagine dovrebbero far parte anche gli esponenti di Sinistra italiana nel Lazio, che non avranno a disposizione il simbolo del partito di Nicola Fratoianni ma in questa occasione hanno scelto di sostenere l’esperimento del «fronte progressista» di Giuseppe Conte. «Nei prossimi giorni – annuncia Paolo Cento anche lui ex parlamentare verde che fa parte del Coordinamento 2050 – daremo vita a cinque assemblee aperte in ognuno dei cinque capoluoghi di provincia». Da qui partirà il processo di formazione della lista, il cui nome è ancora in fase di definizione.

Soprattutto, è in fase di definizione il nome del candidato presidente del M5S e dei suoi alleati. Nei giorni scorsi sono venuti fuori quelli dell’attrice Sabrina Ferilli (che presenta un profilo de sinistra pciista e una simpatia recente per Virginia Raggi) e dell’ex ministro dell’ambiente e segretario dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio (che da tempi non sospetti ha individuato il 5 Stelle come interlocutori privilegiati). Il dossier è sul tavolo di Conte, che sta lavorando all’identikit di un candidato civico di area progressista che dovrebbe essere privo di un percorso politico strutturato. Al momento è meno probabile che punti su un esponente dei 5 Stelle.

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