Nel Kursk salta l’ultimo ponte, nel Donbass ucraini evacuati
Crisi ucraina L’incursione di Kiev avanza in territorio russo, la Russia avanza in territorio ucraino. «Nessun dialogo»: Mosca nega anche l’esistenza del negoziato descritto dal Washington Post
Crisi ucraina L’incursione di Kiev avanza in territorio russo, la Russia avanza in territorio ucraino. «Nessun dialogo»: Mosca nega anche l’esistenza del negoziato descritto dal Washington Post
Sudzha, in Russia, e Pokrovsk, in Ucraina, sono ufficialmente i due fronti della guerra in questo fase. L’incursione di Kiev in territorio nemico dura ormai da un paio di settimane, senza che vi sia stata un significativa risposta da parte di Mosca. Nei giorni scorsi, anzi, le forze ucraine sembrerebbero aver messo a segno alcuni importanti colpi operativi: il terzo e ultimo ponte sul fiume Seym, nei pressi del villaggio di Karyzh (a nord-ovest dell’area attualmente controllata) è stato fatto danneggiato e reso inutilizzabile, chiudendo così in maniera definitiva una possibile linea di rifornimento per le truppe russe. Questo, fra l’altro, rende anche alcune unità del Cremlino che si trovano a sud del fiume a rischio di accerchiamento. «Stiamo raggiungendo i nostri obiettivi», ha scritto sul suo canale Telegram il presidente Zelensky dopo un ragguaglio con il comandante Syrsky, aggiungendo che sarebbero pure stati catturati nuovi prigionieri (per il momento, siamo sicuramente nell’ordine delle centinaia da quando è iniziato lo sconfinamento).
MA SE SUL FRONTE interno la Russia temporeggia, su quello “esterno” in Donbass guadagna metri e si lancia all’offensiva. Le autorità ucraine hanno dato una o al massimo due settimane ai residenti della cittadina di Pokrovsk, oblast di Donetsk, per andarsene dato l’imminente accerchiamento da parte delle forze nemiche. Secondo la ricostruzione del Kyiv Indipendent, ci sarebbero ancora oltre 50mila civili nell’area ma le evacuazioni stanno procedendo con un ritmo di 500-600 persone al giorno. Inoltre sono stati segnalati attacchi su Toretsk e Zarichne, che hanno causato almeno quattro vittime. La spinta di Mosca in terra ucraina, dunque, non accenna a fermarsi ma al contrario pare quasi crescere d’intensità – probabilmente anche come strategia di contrattacco da parte di Putin rispetto al danno strategico e d’immagine che sta rimediando “a casa sua”, nell’area di Kursk. Tuttavia, è difficile che almeno nel breve periodo sia l’una che l’altra operazione portino a delle svolte decisive nell’andamento del conflitto.
LO ASSERISCE, fra gli altri, anche il think tank statunitense Isw: «Sia le forze di Kiev che quelle di Mosca mancano delle capacità necessarie per portare avanti singole azioni che possano garantire la vittoria e sono al contrario costrette a condurre attacchi multipli e graduali di portata limitata», si legge nell’ultimo report pubblicato. Certo è che l’inedita situazione sul suolo russo ha messo in moto numerose reazioni, fra dubbi, trionfalismi e accuse. Ieri Maria Zacharova ha smentito le rivelazioni apparse sabato scorso sul Washington Post per cui l’incursione a Kursk avrebbe fatto saltare negoziati segreti previsti per fine mese a Doha, Qatar. «Non c’era proprio nulla da far saltare, non ci sono mai stati né sono in corso negoziati diretti o indiretti», ha dichiarato secca la portavoce del ministero degli esteri russo. È probabile però che si tratti di affermazione rivolte soprattutto alla propria popolazione, dettate dalla necessità di mostrare decisione e fermezza verso un avversario che ha appena effettuato uno sconfinamento a sorpresa. Zacharova si è poi nuovamente espressa su un servizio realizzato dall’inviato Rai Ilario Piagnerelli, che la scorsa settimana ha intervistato un soldato ucraino sul cui cappello era presente il simbolo di una divisione delle Ss naziste. Dopo le prime accuse, il giornalista aveva cancellato l’intervista dai social, il che ha generato un commento sarcastico della portavoce russa, al quale ha a sua volta fatto seguito una replica di Piagnerelli che ha definito il clamore attorno alla cosa «propaganda di Mosca». «La nostra è solo propaganda antifascista», è stata infine la risposta di Zacharova, che si è appellata alla necessità di difendere la memoria della “grande guerra patriottica”.
SU UNA LINEA simile Sergei Lavrov: «Non è possibile alcun dialogo finché l’attacco a Kursk continua», ha detto il ministro degli esteri russo, battendo anche sulle recenti notizie riguardanti il sabotaggio di Nord Stream 2 che, sempre nelle sue parole, «è stato sicuramente ordinato dall’alto, ovvero dagli Stati Uniti». A proposito di gas, è stato intanto siglato un accordo di “partnership strategica diversificata” fra Gazprom e l’omologa azera Socar, nell’ambito della visita diplomatica che ha portato in questi giorni il presidente russo nella repubblica del Caucaso. Dall’altro lato del fronte è stata annunciata ieri la decisione del governo danese di stanziare altri 100 milioni di dollari per aiuti militari all’Ucraina, mentre è stato reso noto che è in programma per questa settimana una visita a Kiev da parte del primo ministro indiano Narendra Modi, che solo un mese fa abbracciava Putin a Mosca. Sarebbe la prima volta dall’inizio del conflitto.
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