La Gran Bretagna «è quel paese dove chiunque, indipendentemente dalla razza o dal suo credo, può realizzare i suoi sogni». Il capo del partito laburista, sir Keir Starmer, ha salutato il nuovo primo ministro inglese, Rishi Sunak, con un fair play durato il tempo di questa frase, perché sotto al banco aveva già pronti i guantoni.

L’ultimo tentativo disperato dei Conservatori di restare al potere e di evitare nuove elezioni ha il volto del 42enne indiano entrato in parlamento solo tre anni fa. Poca esperienza politica, intorno a sé una squadra di governo di facce vecchie alla ricerca di idee nuove e già diversi scheletri nell’armadio e Starmer, al primo confronto aperto, non si è risparmiato. I colpi sferrati in aula hanno fatto leva su quello che è considerato uno dei punti deboli dell’avversario: la sua incredibile ricchezza che gli impedirebbe di comprendere a fondo i problemi delle persone più fragili.

L’attacco è passato attraverso le indiscrezioni trapelate la scorsa estate sulle scelte fiscali della ricchissima moglie, la milionaria indiana che a Londra aveva scelto lo status di non-dom, che consente ai super ricchi di risiedere nel Regno Unito registrandosi fiscalmente altrove.

La notizia incrinò la prima corsa di Sunak verso la premiership, passata poi a Liz Truss e oggi rinfocola gli attacchi dei laburisti che vogliono abolirla. «Al tesoro – fa i conti Starmer – concedere questo status costa 3,2 miliardi di Sterline all’anno». Il tema del patrimonio della famiglia di Sunak è l’arma affilata dalle opposizioni alla riconquista del consenso nelle famose red walls, le aree più periferiche tradizionalmente legate alla sinistra, quelle che nel 2019 si erano gettate tra le braccia di Boris Johnson.

I Laburisti oggi contano sul fatto che le classi operaie del nord del Paese non cederanno al fascino del ricco uomo della finanza che veste abiti costosi e non può garantire nessuna «compassione» per i problemi degli ultimi.

Così è arrivata la seconda bomba scagliata da Starmer, in una House of Commons rivitalizzata da uno confronto tra avversari degno dei tempi di Johnson e che era stato appannato dal fugace pallore di Liz Truss. Starmer getta sul tavolo il video circolato la scorsa estate nel quale Sunak si sarebbe espresso per garantire il ritorno dei fondi che i laburisti avevano deciso di redistribuire nelle aree urbane più disagiate, ai territori più ricchi come il Kent, proprio dove si trovava nelle immagini diffuse da The New Statesman.

Ma il vero affondo arriva quando il leader dell’opposizione mette il dito nella questione più controversa: la nomina a ministro dell’Interno di Suella Braverman, la stessa che, una settimana prima, era stata costretta alle dimissioni dall’esecutivo guidato da Liz Truss, perché accusata di aver usato una mail privata per diffondere dati riservati del governo. Una fuga di notizie che potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale e sulla quale è già partita un’inchiesta.

Sunak si sarebbe accontentato delle scuse formali di Braverman, anche lei di origine indiana, che rappresenta l’ala di estrema destra dei Conservatori e l’avrebbe richiamata al suo fianco in virtù dell’unità del partito. Ma la nomina della fervente sostenitrice dello stop all’immigrazione clandestina usando i voli per rispedire in

Ruanda i migranti irregolari approdati sulle coste inglesi, secondo Starmer, sarebbe il frutto di un «accordo sporco».

Lei avrebbe fornito un importante aiuto per spostare voti da Johnson al nuovo primo ministro, in cambio avrebbe ottenuto il ripescaggio. Un compromesso al ribasso, questo, molto rischioso e che non necessariamente riuscirà a salvare un partito oggi sotto di 26 punti. L’ultimo sondaggio di Savanta ComRes attesta i conservatori al 25%, con un +3% frutto della reazione fiduciosa dei mercati all’addio di Liz Truss e all’arrivo di Sunak, conosciuto per il lavoro svolto all’Economia durante il Covid.

Ma dall’altra parte i laburisti (al 51%) chiedono le elezioni generali. Difficile immaginare che dovranno aspettare ancora molto per averle.