L’Ucraina si prepara all’assalto delle truppe di Mosca. Il presidente Zelensky ieri ha presieduto una riunione dello Stato maggiore nella quale si è discusso dello «stato delle fortificazioni». Sono lontani i tempi in cui i cronisti si affollavano alle uscite di Palazzo Mariinskj per conoscere dettagli sulla controffensiva che avrebbe permesso a Kiev di riconquistare i territori occupati. Ora si parla di trincee, di campi minati, denti di drago e bunker. «La difesa su tre linee di duemila chilometri è un compito enorme» ha scritto su Telegram il presidente ucraino, «ma il ritmo è buono e mi aspetto un completamento tempestivo». Si è ovviamente parlato dell’«attuale e futuro arrivo di munizioni, missili e altre armi» e «della produzione interna».

MA, NONOSTANTE i toni ottimisti del capo di stato, la situazione sul campo resta difficilissima. Come i vertici ucraini stessi hanno ammesso, lungo le direttrici di Kupyansk, Lyman, Bakhmut, Avdiivka, Mariinka i russi stanno insistendo con le manovre offensive e con i bombardamenti delle postazioni militari. Osservando una mappa si può ben notare che si tratta di un arco immaginario che abbraccia praticamente tutto il Donetsk ancora in mano ai soldati di Kiev, dal confine con la regione di Kharkiv all’entroterra della città portuale di Mariupol. La primavera è alle porte, il tempo stringe e perciò è importante fare in fretta. Ma mentre uomini e macchine scavano nell’est e nel sud, la preoccupazione maggiore della presidenza continua essere una: le armi. Anche se le trincee dovessero essere ben costruite sarà comunque difficile resistere senza sparare. E perciò la notizia del nuovo rifiuto del Cancelliere tedesco Scholz sui missili a lungo raggio Taurus preoccupa.

DEL RESTO, se Scholz latita il vicino francese Macron non si limita più. Da quando ha paventato la possibilità per i soldati della Nato di combattere direttamente in Ucraina, su Kiev l’Eliseo usa toni sempre più assertivi. Ieri Macron ha ribadito a Zelensky, durante un colloquio telefonico, che sta facendo il possibile per formare «rapidamente» una coalizione di Paesi europei che invii a Kiev testate a medio e lungo raggio. Zelensky ha poi dichiarato che l’omologo francese sarà presto in Ucraina. Ma nell’attesa di Macron, alla Verkhovna Rada preoccupano anche le dichiarazioni dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, che ha chiaramente lamentato la scarsità di scorte dei depositi di armamenti europei. «Il conflitto si è evoluto da una guerra di scorte a una guerra di produzione» ha detto Borrell, e quelle scorte ora sono esaurite. Si noti inoltre, che persino le testate occidentali più filo-ucraine, le stesse che per mesi avevano dichiarato che le scorte di Mosca stavano per esaurirsi, ora sono costrette a ritrattare.

La Cnn ieri ha pubblicato un lungo articolo nel quale attribuisce a fonti anonime della Nato un’ammissione allarmante: «Mosca produce circa 250.000 munizioni di artiglieria al mese, ovvero circa 3 milioni all’anno. Mentre, collettivamente, gli Stati uniti e l’Europa hanno la capacità di produrre solo circa 1,2 milioni di munizioni all’anno da inviare a Kiev». Dunque un rapporto di 1 a 3 a favore del Cremlino. La Cnn aggiunge che nei corridoi dell’Alleanza atlantica ormai sono convinti che «l’esito in Ucraina dipende da come ciascuna parte sarà attrezzata per condurre questa guerra». Per questo i vertici della Nato e dell’Ue continuano a insistere sulla necessità di investimenti molto più alti in termini di politica industriale militare. Intanto il New York Times rivela che i tanto attesi cacciabombardieri F-16 promessi dai Paesi occidentali all’Ucraina potrebbero arrivare a destinazione a luglio. Il quotidiano statunitense ritiene che Kiev potrebbe ricevere 6 aerei (dei 45 promessi) nonostante i piloti ucraini che da quasi un anno si addestrano nelle basi Nato non siano ancora pienamente addestrati.

A PROPOSITO di Nato, dopo le dichiarazioni di Scholz di due settimane fa riguardo alla presenza di soldati di stati membri sul campo in Ucraina, ieri arriva un’ulteriore conferma da Varsavia. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, citato da Sky News Uk, ha dichiarato: «Vorrei ringraziare gli ambasciatori di quei paesi che hanno corso questo rischio. Questi paesi sanno chi sono, ma non posso rivelarli. Contrariamente ad altri politici (lanciando un’accusa non troppo velata a Scholz che invece aveva fatto i nomi di Francia e Gran Bretagna, ndr), non li elencherò». Da Mosca, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha subito replicato che il Cremlino era già a conoscenza di questo fatto, che «è impossibile nasconderlo» e che l’Occidente sta conducendo una «guerra ibrida» contro le truppe russe, mediante «istruttori delle forze speciali, esperti, specialisti dai rispettivi dipartimenti militari dei Paesi Nato».