Nei linguaggi oscuri della musica
Dischi Esce l'album «An attemp to draw aside the veil» che vede insieme il regista Jim Jarmusch e il compositore e liutista olandese Josef Van Wissem
Dischi Esce l'album «An attemp to draw aside the veil» che vede insieme il regista Jim Jarmusch e il compositore e liutista olandese Josef Van Wissem
A testimonianza della centralità dei vari linguaggi nell’immaginario di Jim Jarmush, tant’è che sarebbe difficile contemplare anche solo gli ultimi suoi film a prescindere dalla letteratura (ad esempio Blake, l’imagismo, Eliot, ecc.) e dalla musica (dal blues all’ambient, al noise), esce ora il suo terzo disco con Josef Van Wissem, se si esclude l’album per la colonna sonora di Only Lovers Left Alive, in cui il liutista olandese aveva comunque una certa preminenza accanto agli SQÜRL, la band di Jarmusch appunto. Pubblicato per conto della Sacred Bones – etichetta famosa per l’avanguardia delle sonorità che propone, tra elettronica, rock sperimentale, psichedelia, post-punk, avendo in catalogo gruppi come i Moon Duo, i Föllakzoid, i Soft Moon oltre ad apporti più esplicitamente ibridi, tra cinema e musica, come quelli di Thought Gang (Badalamenti e Lynch), John Carpenter, David Lynch – An Attempt To Draw Aside The Veil è una variazione sul tema del chiaroscuro; la rappresentazione di scenari foschi, oscuri, stranianti.
DICO RAPPRESENTAZIONE perché è evidente il filtro onirico, influenzato ancora da Blake oltre che dalla mistagoga, teosofa Helena Blavatsky, che media la realtà concepita dai due musicisti; quel velo a cui si riferisce il titolo, attraverso cui tutto appare sfocato, misterioso, come nel video di The Two Paths diretto da Jules Guerin in cui emerge, in immagini morte, fantasmatiche, come ricordate da un morticino, tutta la teoria degli spazi che si sviluppa in questo disco, consistente in un’alternanza di primi piani di liuto e di sfondi ricolmi delle distorsioni di chitarra. A prescindere da ciò che mostra il video (deserti, periferie, costruzioni abbandonate), The Two Paths evoca qualcosa come le lente piroette di una bambola morta, di fattura barocca o tuttalpiù rococò, posta in primo piano, che un tempo forse è stata viva o in un qualche limbo per simulacri di porcellana, insidiata dallo sfondo che stride di lamiere, di cirrostrati di polvere ferrosa che sembrano poter sopravanzare ma alla fine non riescono a superare la soglia oltre cui sono state destinate. Ecco allora la strumentalità, la funzionalità dei due strumenti così apparentemente discordanti: la classicità del liuto e la modernità di distorsioni ed elettronica sono i piani nettamente distinti tra cui vige lo scarto, fulcro e ragione di questa musica.
MUSICA DI SCARTO allora, non nel senso della risulta, dell’avanzo, ma della distanza frapposta, della differenza prospettica mostrata in contemporanea, cioè suonata. Distanza tra blocchi sonori, che dice di una decostruzione delle trame, degli intrecci, come accade in Dark Matter tenuto insieme da una parvenza di ritornello, cioè da ciò che resta dopo la decostruzione del motivo: il che in effetti ammanta il disco di una cerebralità simile a quella dei film più trattenuti di Jarmusch, ad esempio, ultimamente, Paterson. Tra ripetizioni ossessive, scarnificazioni o frammentazione delle trame, sospensioni in accordi larghi (Final Initiation), An Attempt To Draw Aside The Veil indaga l’ignoto, l’inquietudine, freddamente, razionalmente, e anche quando The Unclouded Day fa emergere un po’ di primavera ricostruendo così il «motivo», essa appare come esausta, in un alone di nostalgia, di lontananza.
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