Secondo divieto di sbarco in due giorni. Per la Aurelia, nave crociera trasformata dal governo in nave quarantena per i migranti che arrivano in Sicilia, il rischio di fare la stessa fine fatta nell’ultimo anno dalle navi delle ong a questo punto si fa davvero concreto. Dopo il no allo sbarco imposto giovedì al comandante dal sindaco (Pd) di Trapani Giacomo Tranchida, ieri lo stop è arrivato da un altro primo cittadino siciliano vicino all’esecutivo giallorosso, Cettina Di Pietro, sindaco di Augusta targato 5 Stelle, che con un’ordinanza ha vietato lo sbarco nel porto dei 250 migranti provenienti da Lampedusa, tra i quali 19 risultati positivi al Covid, e dell’equipaggio della Aurelia. «Può sembrare una decisione forte – ha spiegato Di Pietro – ma nessuno dovrà scendere da quella nave, il mio compito è tutelare la salute dei miei concittadini. Siamo in una situazione di emergenza e non possiamo permetterci di abbassare la guardia».

l pericolo adesso è che, se a seguire l’esempio di Trapani e Augusta saranno altri sindaci, la Aurelia sarà destinata a rimanere al largo chissà quanto tempo. A meno che il governo non decida di accettare il consiglio di Tranchida facendo approdare le navi quarantena solo nei porti militari (ad Augusta ce n’è uno).

Sempre a Trapani, inoltre, la situazione potrebbe complicarsi lunedì prossimo quando i 602 migranti – quasi tutti tunisini – a bordo del traghetto Azzurra che si trova in rada da due settimane, avranno terminato il periodo di quarantena e dovranno scendere a terra. «Il governo pensa di poter giocare a battaglia navale», ha detto ieri Tranchida. «Trapani è una città accogliente, i trapanesi sono gente accogliente ma è bene che si sappia che qui non vive gente fessa». Parole che hanno provocato la reazione di Carmelo Miceli, responsabile sicurezza del Pd, lo stesso partito del sindaco: «Serve maggiore collaborazione istituzionale», ha detto. «Quando sarà scaduta la quarantena a bordo della nave Azzurra, saranno avviate le procedura di sbarco e quelle di ricollocamento e di rimpatrio, il tutto in piena sicurezza e senza alcun rischio per la città».

Ma a protestare – e da tempo – c’è anche il sindaco di Lampedusa Totò Martello. Anche ieri si sono succeduti una serie di sbarchi che hanno portato sull’isola più di 270 migranti con l’hotspot di contrada Imbriacola, dove sono ammassate 1.400 persone, ormai in condizioni impossibili. La prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento, a partire da ieri sera, di 220 migranti. Troppo pochi, anche considerando che non dovrebbe essere impossibile per il Viminale trasferire 1.400 persone nei vari centri dislocati sulla penisola. Da parte sua Martello si è rivolto con una lettera al premier Giuseppe Conte promettendo «proteste clamorose» in caso di mancata risposta: «Lei e il suo governo non potete tacere di fronte a ciò che sta accadendo a Lampedusa», ha scritto il sindaco. «Non è più accettabile che la nostra isola sia abbandonata a se stessa e che il peso dell’accoglienza sia scaricato tutto sulle nostra spalle».