A tre settimane dal naufragio di Cutro i capigruppo d’opposizione hanno presentato una richiesta di accesso civico agli atti per chiarire le circostanze della strage. È indirizzata alla presidente del consiglio Meloni, ai ministri Salvini e Piantedosi, ai prefetti Valenti e Galzerano e al Centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare della guardia costiera. Il documento è firmato dai deputati Serracchiani (Pd), Silvestri (M5S), Richetti (Az-Iv), Fratoianni (Avs) e Magi (+Europa). Il segretario di +Europa spiega le ragioni dell’azione.

È una procedura usuale?

Di usuale non c’è nulla. È anomalo che dei parlamentari siano costretti a usare l’accesso civico agli atti, cioè lo strumento che la legge prevede affinché i cittadini possano ottenere informazioni dalla pubblica amministrazione. In una corretta dialettica politico-istituzionale tra opposizioni e governo le nostre domande avrebbero avuto risposta in Aula.

Il governo vi ha risposto.

Abbiamo ascoltato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in audizione in commissione e poi nell’informativa al parlamento e la presidente Giorgia Meloni nel question time. Poi ci sono state altre interrogazioni. Nonostante questo sono rimasti spazi di grande incertezza.

Cosa volete sapere?

Vogliamo tutte le informazioni e i documenti necessari a ricostruire nel dettaglio le circostanze del naufragio. Capire come era stata rappresentata la situazione del caicco alle autorità italiane, come si sono mosse e sulla base di quali direttive, perché non sono state attivate le normali procedure di soccorso. Piantedosi ha detto che «dobbiamo fidarci», ma questa non è una risposta adeguata alla gravità di ciò che è accaduto.

C’è un’inchiesta in corso.

Gli inquirenti hanno accesso alle informazioni ma queste devono essere fornite anche al parlamento per il suo ruolo di controllo sui ministeri. Non intendiamo fare un processo o verifiche di natura penale. Crediamo sia legittimo chiedere e doveroso fornire la ricostruzione dettagliata dei fatti.

Da tempo le autorità sono reticenti a fornire informazioni su quello che accade in mare.

In questa legislatura ho depositato nuovamente una proposta di legge, presentata già nel 2019, per l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’attuazione degli accordi Italia-Libia. La farsa della Sar libica e gli ostacoli alle Ong hanno ridotto le informazioni su quello che succede nel Mediterraneo.

Un altro tassello è il decreto Lamorgese di marzo 2022 che rende inaccessibili i documenti sulla gestione di immigrazione e frontiere per ragioni di sicurezza nazionale.

Anche questo è grave. Di recente la presidente Meloni ha tentato di ribaltare i ruoli facendo domande alla stampa invece di rispondere a quelle dei giornalisti, ma la limitazione della trasparenza è iniziata prima. Non solo nel Mediterraneo, ma anche lungo il confine friulano.

La richiesta di accesso agli atti è firmata da tutti i capigruppo d’opposizione. È un dato politico?

È importante perché al di là dei diversi approcci sull’immigrazione c’è accordo sulla gravità di quanto accaduto a Cutro e sulla necessità di fare chiarezza affinché non si ripeta. Resto convinto che negli anni sia stata svalutata la priorità dei salvataggi in mare per la demagogia con cui si è affrontato il tema. L’onore e la credibilità con cui operano guardia costiera e di finanza si tutela facendo chiarezza fino in fondo.