Si è svolta ieri nell’aula Europa della Corte d’appello di Roma la prima udienza del processo di secondo grado agli ufficiali Luca Licciardi (marina) e Leopoldo Manna (guardia costiera) per il «naufragio dei bambini» avvenuto l’11 ottobre 2013. I giudici hanno respinto la richiesta dei legali della difesa di escludere le parti civili e annunciato che la sentenza arriverà a marzo.

Le imputazioni sono per omissione di atti di ufficio e omicidio colposo multiplo, sostanzialmente per aver ritardato l’intervento della nave militare Libra che viaggiava a poche miglia dal peschereccio sovraccarico. I reati sono già estinti perché è intervenuta la prescrizione, ma in primo grado il tribunale ha stabilito che c’erano gli elementi per condannare Licciardi e Manna.

Il ricorso, dunque, mira a ottenere un’assoluzione piena nel merito per scongiurare le richieste di risarcimento danni in sede civile, oltre a evitare che restino nero su bianco le responsabilità attribuite allo Stato per la morte di 268 persone, tra cui molti minori, in quello che è l’unico processo sui naufragi nel Mediterraneo centrale dove alla sbarra si trovano due alti ufficiali.

Ieri il procuratore generale ha chiesto di accogliere l’appello per, in base al capo di imputazione, «non aver commesso in fatto» o perché «il fatto non sussiste». In sede di indagini preliminari i pm si erano schierati tre volte per il proscioglimento, fino all’imputazione coatta del Gip.

Anche nel primo processo il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione. Sulla stessa linea, ieri, gli avvocati dei ministeri coinvolti. Quelli delle parti civili, al contrario, hanno sostenuto le ragioni della sentenza di primo grado che ritengono basata su «un granitico quadro probatorio». Oggi, nella seconda e ultima udienza, discutono i legali degli imputati.