Almeno otto migranti sono morti e 15 risultano dispersi in un naufragio avvenuto giovedì davanti alle coste tunisine di Chebba, cittadina a 190 chilometri da Lampedusa. Le autorità tunisine hanno soccorso altre 14 persone. Tutte di nazionalità tunisina. Tre corpi erano stati recuperati tra martedì e mercoledì vicino Gabes, più a sud, dalla guardia costiera nordafricana. Erano scomparsi domenica da un barcone su cui viaggiavano anche 15 persone tratte in salvo.

Romdhane Ben Omar, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, afferma che tra luglio e agosto 7.745 tunisini sono arrivati in Italia, mentre 8.939 sono stati intercettati e riportati indietro. 49 sono scomparsi. Per Ben Omar «le condizioni socio-economiche non sono più le uniche ragioni della migrazione, che dipende anche dalla situazione politica del paese».

Drammatica anche la vicenda di Loujin, una bambina di appena 4 anni morta, sembrerebbe di sete, su un barcone partito dal Libano e diretto in Italia. A bordo altre 60 persone salvate dal cargo Bbc Pearl e sbarcate a Creta. I migranti si trovavano nella zona di ricerca e soccorso maltese ma erano più vicini alla Grecia. Una situazione simile a quelle che si verificano spesso tra Malta e Italia per i barconi diretti a Lampedusa. Non è raro che il rimpallo di responsabilità tra le autorità, che hanno un obbligo di cooperazione, causi incidenti e vittime.