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Naufragio a Lampedusa: un morto e due dispersi

Naufragio a Lampedusa: un morto e due dispersiUna motovedetta della guardia costiera porta al sicuro a Lampedusa un gruppo di migranti – Ansa

Mediterraneo Sull’isola oltre 2mila sbarchi in 48 ore. Venti migranti bloccati sugli scogli dal maltempo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 agosto 2023

Un barchino è naufragato ieri 23 miglia a sud-ovest di Lampedusa. La guardia costiera è riuscita a trarre in salvo 43 persone. Ha recuperato anche un cadavere, probabilmente di un minore. All’appello mancano però una donna e un altro minore. I superstiti, infatti, hanno raccontato di essere partiti in 46.

Il rischio è che nuove tragedie possano essere in vista perché da ieri sul Canale di Sicilia è arrivato il maltempo, con raffiche di vento oltre i 20 nodi e onde intorno ai due metri. Il meteo avverso dovrebbe durare fino a martedì.

PROPRIO le cattive condizioni del mare hanno impedito il soccorso di venti persone che tra venerdì e sabato sono andate a sbattere sugli scogli della costa ponentina della maggiore delle Pelagie. I vigili del fuoco sono riusciti a calare dalla scogliera viveri e acqua, ma il forte vento di maestrale non ha permesso di raggiungerli con le motovedette. Si spera sia possibile trarli in salvo questa mattina. In ogni caso tra loro non dovrebbero esserci dispersi.

Complessivamente tra venerdì e sabato a Lampedusa sono arrivate oltre duemila persone. Soltanto l’altro ieri ci sono stati quaranta sbarchi. Una 32enne della Costa d’Avorio, che viaggiava incinta al nono mese, ha partorito al poliambulatorio dell’isola poche ore dopo aver toccato terra sul molo Favaloro. È il secondo parto in due anni: il precedente era avvenuto il 31 luglio 2021, sempre da una donna ivoriana. Le lampedusane non danno alla luce bambini sull’isola dal 1970, a causa delle scarse attrezzature medico-sanitarie di cui dispone la ristretta comunità (la sala parto è una rivendicazione storica dei suoi abitanti).

ALCUNI DEI BARCONI arrivati ieri erano partiti dalla Libia, in particolare uno da Sabratha, con a bordo 144 persone fra cui 23 donne e 8 minori, e uno da Zuwara, con 92 uomini. Eritrea, Costa d’Avorio, Ghana, Marocco, Nigeria, Sudan, Egitto, Eritrea, Siria, Pakistan, Bangladesh le nazionalità prevalenti. La maggior parte delle persone, però, sono salpate dalle coste tunisine. Segno che, almeno finora, il memorandum Ue-Saied su cui tanto ha spinto Giorgia Meloni non sta producendo gli effetti che la premier sperava. Complessivamente dall’inizio del 2023 sono arrivate via mare oltre 92mila persone, più del doppio dello stesso periodo del 2022.

È ancora troppo presto per capire se le persistenti partenze dalla Tunisia, la cui rotta quest’anno ha superato quella libica, riflettono la mancanza di volontà nel contrasto dei flussi promesso all’Europa o invece un’incapacità operativa delle autorità nordafricane.

INTANTO un video diffuso dall’ex parlamentare di Tunisi Majdi Karbai denuncia che la guardia costiera del suo paese avrebbe fatto ribaltare un barcone causando un morto e trenta dispersi. I superstiti sono poi sbarcati a Sfax. I fatti risalirebbero a giovedì scorso. Un altro video diffuso venerdì da Agenzia Nova, invece, ha riacceso il caso dei migranti abbandonati nel deserto: si vedono delle jeep che li scaricano al confine tra Tunisia e Libia. Non è chiaro se riprendano il momento in cui sono espulsi dai militari tunisini o quello in cui i libici reagiscono e li costringono a tornare indietro. È chiaro però chi sono, in ogni caso, le vittime dell’assurdo scaricabarile: una cinquantina di persone di origine subsahariana in trappola tra due paesi che dimostrano di considerarli umanità di scarto.

La nave di ricerca e soccorso della Ong spagnola è attesa stamattina intorno alle 8 nel porto pugliese. A bordo 195 persone «costrette ad affrontare condizioni meteo proibitive dopo giorni alla deriva», scrive Open Arms. Altri 82 migranti, quasi tutti afghani, sono stati soccorsi ieri dalla guardia costiera al largo di Isola Capo Rizzuto (Kr). Stanno tutti bene.

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