«Il simbolo richiama due belle vittorie della sinistra riformista e del centrosinistra contro Berlusconi, siamo in campo per vincere per la terza volta». Le intenzioni restano ambiziose, i precedenti illustri, il tasso di realismo scarso però. Ma alla fine la questione delle alleanze del Pd con la sinistra è andata così, non bene: la ’gamba’ izquierdista è la copia sbiadita di ogni pia intenzione (e illusione) di Giuliano Pisapia. Come l’ultima delle dieci vecchie copie carbone, come una borsa griffata comprata in un mercato di Bangkok, nel simbolo della formazione c’è tanta roba messa insieme: un ramo d’ulivo che allude ai tempi di Prodi; la parola «Insieme» che l’ex sindaco di Milano e Bersani volevano far diventare «il nuovo centrosinistra», («Dai tempi di Adamo non si riesce più a fare un peccato originale», ironizza la milanese Anita Pirovano, rimasta fedele all’ex sindaco). E con le insegne dei verdi e del Psi c’è persino un bollo arancione per una cosa civica che ricorda – diciamo così – il movimento che ha conquistato sindaci in tante città.

Ma l’effetto generale non è felice né allegro, e se il tentativo di Pisapia veniva definito «l’Ulivo bonsai», stavolta la lista senza big e con i loro supplenti rischia di essere un bonsai del bonsai. Neanche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, unico dei ’pisapiani’ rimasto dalla parte del Pd (del resto è la maggioranza con cui governa in città), è venuto a metterci la faccia, ha mandato un messaggio promettendo un generico contributo di «contenuti e progetti». Che non si nega a nessuno.

Alla presentazione ieri mattina i due negoziatori (sconfitti) delle alleanze tardive su mandato di Renzi, Fassino e Martina, applaudivano con entusiasmo con professionalità d’altri tempi. Il prodiano Giulio Santagata promette come può che il Professore «prima o poi un segno lo darà». E Angelo Bonelli, ambientalista storico e radicalissimo oggi convinto di ottenere una «svolta ambientalista» dal governo del sì alle trivelle e dal partito che da Taranto al resto d’Italia combatte senza quartiere. Del resto l’alleanza è fatta ma non sulla base di un programma, come rivela il socialista Riccardo Nencini: «Chiediamo subito un tavolo del centrosinistra per discutere un progetto da portare a tutti gli italiani».