Internazionale

Nagorno, la tregua fragile. Proteste a Erevan, Pashinyan a rischio

Nagorno, la tregua fragile. Proteste a Erevan, Pashinyan a rischioMilitari russi a Stepanakert – Ap

Armenia/Azerbaigian Uccisi sei peacekeeper russi

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 settembre 2023

La tregua si rivela fragile nel primo giorno di colloqui a Yevlakh tra i separatisti armeni del Nagorno-Karabakh e l’Azerbaigian. Contrariamente alle aspettative azere la ratifica della resa incondizionata degli armeni non è avvenuta e, al contrario, diversi episodi di violenza hanno segnato una giornata incerta.

SECONDO il governo azero si è discusso di forniture di carburante e beni di prima necessità alla popolazione civile, vessata da un blocco de facto imposto dalle stesse forze di Baku per mesi. Ma il punto irrisolto resta l’istituzione di corridoi umanitari per la fuoriuscita dei civili e per i militari che dovrebbero deporre le armi, secondo gli accordi che hanno portato alla tregua. Mosca chiede l’amnistia, ma Baku non sembra d’accordo. Un rappresentante delle autorità della Repubblica dell’Artsakh, l’autorità separatista filo-armena del Nagorno Karabakh ha invece sottolineato che «non è stato raggiunto un accordo definitivo e che è necessario coordinare i dettagli». Al momento, comunque, sembra che indipendentemente dagli accordi firmati, il negoziato si ridurrà al completo assorbimento della repubblica non riconosciuta da parte dell’Azerbaigian. Il dubbio fondamentale al momento è quanto saranno severe le richieste di Baku. Le autorità armene, con il premier Nikol Pashinyan in testa, continuano a nicchiare, quasi come se la questione non le riguardasse direttamente. Motivo per cui a Erevan, capitale dell’Armenia, da tre giorni scendono in strada centinaia di manifestanti che chiedono le dimissioni del governo e la difesa dell’Artsakh.

Nonostante le forze di Baku sostengano di «controllare completamente» la capitale separatista Stepanakert, intorno all’ora di pranzo in città si sono sentiti diversi spari, testimoniati dai residenti oltre che da un corrispondente dell’agenzia Afp. Ancora non è chiaro chi abbia sparato ma secondo l’accademico dell’Artsakh e giornalista del quotidiano Graparak, Hovik Avanesov, «gli azeri sono già in alcuni quartieri di Stepanakert, i maschi dall’età di 14 anni sono stati raccolti e portati via; contemporaneamente ai negoziati sono stati lanciati diversi attacchi contro strutture civili e abbiamo registrato molti casi di tortura». I separatisti filo-armeni hanno accusato la controparte di aver violato il cessate il fuoco in diverse occasioni, ma dal ministero della Difesa azero parlano di «disinformazione e falsità».

NON ERA FALSA, invece, la notizia che 6 soldati russi del contingente di pace inviato da Mosca a mantenere la tregua dopo la guerra del 2020, sono stati uccisi dagli azeri in un’imboscata nei pressi del villaggio di Dzhanyatag. Tra i morti, oltre a due soldati di leva, anche il vice-comandante del contingente di Mosca, Ivan Kovgan, che era stato inviato nel Caucaso due mesi fa in quanto ufficiale di alto livello nonché vice-comandante della più grande flottiglia di sottomarini nucleari della Russia. Una figura di rilievo, insomma. Per questo il presidente azero, Ilham Aliyev, ha chiamato personalmente il suo omologo russo Vladimir Putin, «scusandosi per l’accaduto», come riportano i media russi. Aliyev ha promesso risarcimenti per le famiglie delle vittime e un’«indagine severa». Il primo indagato è il Comandante del corpo di spedizione delle forze azere in Nagorno-Karabakh, sospeso ufficialmente dal servizio in attesa del pronunciamento del tribunale speciale. La rapidità del provvedimento fa pensare a una mossa mediatica per rassicurare Mosca fornendo un capro espiatorio. Non sono mancate le critiche alla mancanza di provvedimenti ufficiali da parte del Cremlino per quella che diversi blogger militari interpretano come «l’ennesimo atto ostile dell’Azerbaigian».

Nel suo discorso di fronte al Consiglio per i diritti umani dell’Onu a, l’ambasciatore armeno Andranik Hovhannisyan ha accusato l’Azerbaigian di aver messo in atto una «pulizia etnica» contro gli armeni del Nagorno di «crimini contro l’umanità».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento