Italia

Musumeci attacca l’Ispra: «Ambientalismo integralista»

Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci foto LaPresseIl ministro della Protezione civile, Nello Musumeci – LaPresse

Alluvioni L'affondo del ministro della Protezione civile. Su Rainews 24 anche la stoccata all’amministrazione targata Bonaccini: «Ha consumato troppo suolo»

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

In collegamento con Pomeriggio 24, commentando l’Italia flagellata dai cambiamenti climatici, ieri il Ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha attaccato in modo frontale l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ente pubblico di ricerca che dipende dal Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase). «Un po’ di responsabilità – ha affermato – è anche di un certo ambientalismo integralista che ha dettato con la propria presenza una legislazione e una normativa assai vincolistica. L’Ispra, ad esempio, che è un istituto di grande scienza e cultura, sembra essere nelle mani di qualche ambientalista particolarmente fazioso, di quelli che non consentono di intervenire per togliere un albero o di consolidare gli argini perché c’è un tipo particolare di uccello che deve nidificare. Questo è un ambientalismo ideologizzato», ha spiegato nel corso di una lunga intervista.

L’ex presidente della Regione Siciliana ha preso le distanze anche da quello che considera ogni «approccio fondamentalista, estremista, fanatico che viene dato al tema del clima e dell’ambiente», approccio che passerebbe – a suo avviso – dal «demonizzare l’uomo come nemico del clima, che è stato e continua ad essere un errore», sostenendo quest’affermazione con l’idea (mai provata) che gli ambientalisti vogliano togliere e allontanare l’uomo dal territorio fragile, cosa che lo rende ancora più fragile.

DURANTE LA LUNGA intervista in onda nella trasmissione di Rainews 24, Musumeci non ha avuto problemi a riconoscere il cambiamento climatico né il grande problema della cementificazione del territorio, «che non conosce limiti», approfittandone per tirare una stoccata alla Regione Emilia-Romagna, al voto tra un mese, «che è una delle regioni che maggiormente ha consumato suolo», dice citando i dati dell’Ispra e sottolineando in questo caso che l’ente non è orientato politicamente.

«Bisogna avere il coraggio di una legge che ponga un freno a questa prassi assolutamente deplorevole, perché dove arriva il cemento diventa il migliore complice dell’acqua, che con l’effetto ruscellamento poi diventa torrente, poi diventa fiume e poi diventa piena con tutto quello che è sotto gli occhi di tutti. Manca la priorità della prevenzione in tutti i enti locali ma anche a livello nazionale», ha sottolineato Musumeci, senza ricordare però che sono passati ben 12 anni da quando in Italia è iniziata in Parlamento la discussione su una legge contro il consumo di suolo. Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein s’è accodata così a Musumeci, anche se una legge per contrastare il consumo di suolo, perché si è cementificato troppo, non è stata approvata nemmeno quando al governo c’era il Pd.

FORSE È PROPRIO alla politica che il ministro Musumeci faceva riferimento parlando dell’Italia come «un Paese fragile, anche per irresponsabilità dell’uomo, protratta per decenni». A rendere meno evidente quello che si andava preparando, semplicemente, era il fatto che «gli eventi estremi arrivavano più raramente». Oggi, invece, lo scenario è completamente diverso: «Quello che accade in questi giorni, mesi e anni non può più essere considerato un fatto eccezionale, altrimenti la partita è persa in partenza, questa è la nuova normalità e durerà ancora per diversi decenni, e secondo gli esperti il processo evolutivo sarà sempre più dannoso. Quindi se vogliamo affrontare questa sfida dobbiamo partire dal principio che tutto quello che è stato fatto finora dal punto di vista dell’ingegneria idraulica non basta più, non serve più, e ce ne siamo accorti nelle ultime ore con il canale tombato a Bologna», ha spiegato il ministro, questa volta nell’intervento al Festival delle Regioni, in corso a Bari.

IL RIFERIMENTO, ovviamente, è al Ravone, che attraversa il capoluogo emiliano ed è stato coperto negli anni Sessanta, dotando il corso d’acqua di una sezione sotterranea che non è assolutamente in grado di reggere l’intensità delle precipitazioni al tempo del cambiamento climatico. E a dover cambiare sono soprattutto le politiche, non solo i comportamenti individuali di ognuno di noi, richiamati dal Ministro a Pomeriggio 24.

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