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L’occupazione del grattacielo non era un reato

L'occupazione del grattacielo di Intesa Sanpaolo a Torino, aprile 2024L'occupazione del grattacielo di Intesa Sanpaolo a Torino, aprile 2024 – Ansa

Legittima contestazione A Torino cadono le accuse contro 65 di Extinction Rebellion. Al G7 su “Clima, Energia e Ambiente” si erano schierati contro le decisioni dei paesi più industrializzati del mondo

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 26 ottobre 2024

«Non sussistono gli elementi costitutivi dei reati ipotizzati». La gip Manuela Accurso Tagano accoglie la richiesta di archiviazione presentata dalla pm Valentina Sellaroli. Archiviate, dunque, le denunce a carico dei 65 attivisti di Extinction rebellion (Xr) che avevano occupato la sede centrale di Intesa Sanpaolo a Torino. 

Il 27 aprile, giorno precedente all’apertura del G7 su “Clima, Energia e Ambiente”, al ritmo di canti, slogan e balli un centinaio di persone entra nel grattacielo della banca. «Sette governi decidono, il mondo intero brucia», si legge su uno degli striscioni immortalati da foto e video. Mani tinte di rosso, felpe dello stesso colore. La catena umana si stringe e si introduce nel palazzo attraverso le porte a vetri. Poi si ferma, e nell’atmosfera ancora festosa cominciano le riflessioni sulle politiche climatiche dei paesi più industrializzati della Terra. Uno dopo l’altro gli attivisti prendono la parola, occupano lo spazio che reputano gli sia sottratto. “Zona rossa” non è soltanto quella blindata, che separa fisicamente i leader politici dal resto della città: per le attiviste, è la separazione tra chi potrebbe prendere delle decisioni significative sul clima e le richieste inascoltate dei cittadini. Secondo il racconto di un attivista di Xr, la marea in festa è stata blindata dalla polizia dentro la banca, con il divieto di mangiare e di usufruire dei bagni. Poi, di peso ma senza alcuna opposizione, le forze dell’ordine hanno espulso ogni manifestante dall’edificio. 

La partita, però, non era ancora chiusa. La digos di Torino avanza nei confronti dei 65 attivisti le accuse di occupazione, violenza privata e manifestazione non preavvisata, tutte smontate dalla gip nel decreto di archiviazione. «Non è dato sapere chi sia stato il reale organizzatore e promotore della manifestazione», si legge nella richiesta della pm Sellaroli, e la sola presenza fisica o partecipazione all’evento non è sufficiente a dedurre quell’informazione. La pm e la gip riconoscono che non è stata infranta «alcuna norma penale in considerazione del tempo limitato e delle modalità chiaramente riconducibili ad una manifestazione e non ad una appropriazione dei luoghi temporaneamente occupati». Sulla contestazione dell’art. 610 c.p. (violenza privata), nella richiesta di Sellaroli è sottolineato che «dall’accorta osservazione delle fotografie estrapolate dai filmati ripresi dalle forze di polizia», nessuna violenza o minaccia è stata posta in essere. Escluso anche l’imbrattamento: simboli e scritte sono stati disegnati sugli striscioni, disposti «in modo acrobatico» da alcune persone che si sono arrampicate sui tiranti esterni, ma senza arrecare «alcun danno a strutture o cose». 

Nel comunicato stampa diffuso ieri da Xr si legge che «tuttavia queste denunce rimangono nelle banche dati della polizia e vengono utilizzate per giustificare un giudizio di pericolosità sociale, in base al quale vengono poi attribuite misure restrittive della libertà, come i fogli di via». Amnesty International aveva già denunciato come questa misura, che dovrebbe essere preventiva, venga utilizzata «sempre più frequentemente per colpire attivisti per la giustizia climatica, sindacalisti, lavoratori in protesta o persone che hanno semplicemente espresso il proprio dissenso». Nel rapporto “Diritto non crimine, per la madre Terra, la giustizia sociale, climatica e ambientale”, curato dalla rete In Difesa, Xr riporta che i fogli di via attualmente assegnati sono cinque a Roma, quattro a Torino e sette a Venezia (uno annullato nel giro di pochi giorni perché illegittimo, come già accaduto nel 2022 a Torino per 8 dei 15 fogli di via dati). 

«Particolarmente sconcertante è la durata dei fogli di via assegnati dalla questura di Venezia: cinque su sette hanno la durata massima prevista, quattro anni. Tutti i fogli di via, a esclusione di uno, sono stati dati a persone incensurate, la cui presunta pericolosità sociale è stata determinata dai questori sulla base di pregiudizi di polizia per reati come manifestazione non preavvisata o altri reati pretestuosi. E sempre negli ultimi due mesi alcune attiviste e attivisti di Xr sono stati oggetto dell’avviso orale», come si legge nel rapporto. 

Quella che riguarda i 65 del G7 non è una storia nuova, dunque. E per gli attivisti climatici potrebbe mettersi peggio. Il cosiddetto “ddl sicurezza” in discussione al Senato vorrebbe introdurre nuove sanzioni penali per i blocchi stradali, una pratica che il Consiglio ONU per i Diritti Umani riconosce come legittima e in linea con il diritto internazionale, anche quando effettuati solo con il proprio corpo. Prima di questo, la legge 6/2024, la cosiddetta “legge eco-attivisti”, ha introdotto un doppio sistema sanzionatorio, penale e amministrativo, che contrasta con i principi affermati dalla Corte Costituzionale e dalla Cedu. 

Ma «il diritto costituzionale alla libera e pacifica manifestazione delle proprie idee» non può essere messo in discussione, come stabiliscono la pm Sellaroli e la gip Tagano. Nel frattempo, il gruppo Intesa Sanpaolo ha promesso l’aggiornamento di una nuova policy entro la fine di quest’anno. Dall’Accordo di Parigi sul clima a oggi, il gruppo Intesa ha finanziato il comparto fossile con 81,6 miliardi di dollari e compare tra le 60 maggiori banche private del mondo che finanziano le multinazionali coinvolte nell’espansione dell’industria dei combustibili fossili, tra cui Eni e Total. Nell’elenco delle 60 compare anche la collega italiana Unicredit. 

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