Msf: «La Geo Barents aspetta un porto da 11 giorni. Ritardi ingiustificabili»
Mediterraneo Sulla nave 113 naufraghi soccorsi il 29 marzo. Nel 2022 gli arrivi via mare diminuiti del 18%. Nonostante ciò, quando i soccorsi li fanno le Ong per avere un'indicazione di sbarco si continuano ad attendere lunghi giorni. Quasi come quando al Viminale c'era Salvini
Mediterraneo Sulla nave 113 naufraghi soccorsi il 29 marzo. Nel 2022 gli arrivi via mare diminuiti del 18%. Nonostante ciò, quando i soccorsi li fanno le Ong per avere un'indicazione di sbarco si continuano ad attendere lunghi giorni. Quasi come quando al Viminale c'era Salvini
A 200 chilometri dall’aula bunker di Palermo, quella del processo a Matteo Salvini per il caso Open Arms, la Geo Barents di Medici senza frontiere attende un porto. Si trova davanti alle coste di Augusta. I 113 naufraghi sono a bordo da 11 giorni. Sono stati salvati al largo della città libica di Khoms il 29 marzo scorso, poi l’Ong ha chiesto il porto. La nave è entrata nella zona di ricerca e soccorso italiana lunedì. Nell’agosto 2019 tra il primo dei tre soccorsi del caso Open Arms, la conseguente richiesta di porto e lo sbarco a Lampedusa disposto dal procuratore di Agrigento trascorsero 19 giorni.
Tra i due casi ci sono evidenti differenze: Salvini rifiutava esplicitamente di fare scendere le persone, mentre stavolta il porto sarà assegnato. Resta il fatto che dopo la gestione leghista del Viminale si sono alternati due governi con la stessa ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e il problema dei ritardi non è stato risolto. Tanto che queste attese in mare sono usate dalla difesa di Salvini sia a livello legale che politico. «Tre anni dopo assistiamo ancora a ritardi ingiustificabili, che aumentano inutilmente le sofferenze delle persone in fuga dagli orrori della Libia», afferma Juan Matías Gil, capomissione di Msf.
A febbraio 2021 la ministra Lamorgese è stata sentita dai pm per l’altro procedimento che riguardava Salvini, quello della nave Gregoretti per cui il Gup di Catania ha disposto il non luogo a procedere. In quell’occasione disse che il porto veniva assegnato mediamente in due/tre giorni per ovviare alle necessità organizzative. La media è salita nei mesi, secondo alcuni osservatori soprattutto dopo che Mario Draghi ha nominato il leghista Nicola Molteni sottosegretario al Viminale. In ogni caso le esigenze organizzative riguardano solo le Ong. Nella notte tra 21 e 22 febbraio scorsi la guardia costiera ha salvato 573 naufraghi che sono sbarcati rapidamente nel porto di Augusta.
Da considerare, poi, che nel 2022 gli arrivi via mare sono diminuiti del 18%: ieri erano 6.938 a fronte degli 8.505 dell’8 aprile 2021. Dal 31 marzo scorso non ci sono stati sbarchi autonomi, gli unici migranti approdati sono i 106 salvati da Sea-Eye e scesi ad Augusta tre giorni fa. Se il totale di migranti in accoglienza a livello nazionale è leggermente cresciuto per l’arrivo degli ucraini, passando dai 77.704 del 31 marzo 2021 ai 79.685 di una settimana fa, le presenze nelle strutture siciliane dove è trasferito chi sbarca sono calate: 6.186 il 31 marzo scorso, 6.747 un anno prima.
Tra i 113 naufraghi a bordo della Geo Barents ci sono anche 38 minori. Le nazionalità principali sono Nigeria, Sudan, Guinea-Conakry e Sierra Leone. Sono quasi tutti uomini perché, raccontano all’equipaggio, arrivati sulla spiaggia sono stati costretti a correre verso il gommone. Le donne, tranne due, sono rimaste indietro e non sono riuscite a salire. «Quando abbiamo trovato il gommone era pieno d’acqua, la gente nel panico – racconta Fulvia Conte, soccorritrice di Msf – Una quarantina di persone sono cadute in mare. Tre stavano per affogare. Abbiamo salvato tutti. Alcuni erano incoscienti per le inalazioni di benzina, uno è stato rianimato con la bombola d’ossigeno».
Tutte le forze politiche sono giustamente favorevoli ad accogliere senza ritardi o restrizioni le persone in fuga dall’invasione di Putin. Alcune, però, sottolineano continuamente la distinzione tra chi arriva da est e chi attraversa il Mediterraneo. In un tweet del 25 marzo con la notizia dello sbarco a Lampedusa di 122 subsahariani Salvini ha scritto: «Profughi veri, profughi finti. Il ministro chi l’ha visto?».
Queste sono alcune testimonianze raccolte dall’equipaggio della Geo Barents dai presunti «finti profughi». «Nella prigione libica un mio amico è stato picchiato a morte – ha raccontato Aboulie (nomi di fantasia), 27enne del Gambia – Era ivoriano e non poteva pagare. Gli hanno spaccato tutti i denti. Dopo le botte aveva il ventre gonfio e vomitava di continuo. Gli avevano rotto le gambe e non riusciva ad andare in bagno. Poi un giorno è morto».
John ha 30 anni e viene dalla Nigeria: «Nel centro di detenzione quattro libici hanno trascinato mia moglie in un’altra stanza. Per fare sesso. Lei si è rifiutata. Ha detto che era sposata. Mi hanno portato di là. Ogni volta che lei si rifiutava mi colpivano. Mi hanno puntato una pistola in testa. Se avesse detto ancora No mi avrebbero ucciso. L’ho implorata di accettare. I quattro l’hanno violentata davanti ai miei occhi. Sono andati avanti molto tempo». La donna non è riuscita a partire. Si trova ancora in Libia.
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