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Mosca si prepara all’attacco. Mobilitati 60mila riservisti

Mosca si prepara all’attacco. Mobilitati 60mila riservistiMariupol – Ap

Binario morto Accordo per 10 corridoi umanitari. Priorità a Mariupol dove si combatte casa per casa

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 aprile 2022

Da oggi le truppe russe in Ucraina hanno un nuovo capo, il generale Alexander Dvornikov, un militare di lunga carriera scelto per la sua esperienza di comando in Siria.

In molti hanno interpretato questa decisione dello stato maggiore di Putin come la conferma del cambio di rotta di cui abbiamo parlato più volte negli ultimi giorni. Che tipo di scenario stiano immaginando a Mosca non è ancora chiaro ma la nomina di Dvornikov pone una serie di interrogativi affatto retorici sull’eventualità che questo conflitto si allunghi indefinitamente.

Quasi contemporaneamente fonti statunitensi hanno diffuso la notizia che altri 60 mila riservisti russi sarebbero stati mobilitati per partecipare allo sforzo bellico. Al momento non è chiaro se si tratti di soldati pronti a coadiuvare direttamente le truppe già schierate o se questa chiamata sia solo preventiva. Nel primo caso potrebbe essere la conferma di ciò che scrivevamo ieri, ovvero delle grandi perdite subite dalla Russia nella prima fase del conflitto e della conseguente necessità di ingrossare le fila dei contingenti impegnati sul fronte est. La seconda ipotesi, invece, rimerebbe con la volontà di mobilitare il più possibile la società russa e di coinvolgere ancora più direttamente l’opinione pubblica in patria.

Anche perché, nonostante le pressioni occidentali, la leadership di Vladimir Putin al momento non sembra messa in discussione e il suo entourage (almeno pubblicamente) si è dimostrato pienamente allineato con la linea dettata dal presidente.

A ulteriore conferma di quest’ultima affermazione c’è il presunto allontanamento del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, reo di aver ammesso, in un’intervista rilasciata all’emittente britannica Sky News, che l’esercito russo sta subendo ingenti perdite in Ucraina.

Si consideri che è la prima volta dal 24 febbraio che ascoltiamo un’affermazione del genere da un politico russo. Non è difficile pensare che il presidente non l’abbia presa bene, soprattutto vista la disparità tra le dichiarazioni ucraine, che parlano di 19 mila nemici caduti, quelle russe 1.351 caduti al 25 marzo, e quelle dei servizi occidentali che oscillano tra i 7 e i 15 mila.

In attesa di dati verificabili sappiamo che per la giornata di sabato Russia e Ucraina si erano accordate per dieci corridoi umanitari. Ovviamente la prima città a essere citata nel patto è Mariupol, dalla quale ancora dovrebbero uscire tra le 80 e le 120 mila persone. Gli altri passaggi sicuri avrebbero dovuto essere da Berdyansk, Tokmak, Energodar e Melitopol nell’oblast di Zaporizhzhia, colpito da diversi attacchi via terra e via aria negli ultimi giorni, e Sievierodonetsk, Lysychansk, Popasna, Hirske e Rubizhne nell’oblast di Lugansk.

La situazione sul campo rispecchia abbastanza fedelmente i centri indicati dalle autorità ucraine come quelli più a rischio per i civili. Infatti, nella giornata odierna sono giunte diverse notizie, la maggior parte da fonti russe, di avanzate russe via terra nelle regioni orientali. Dai territori della Repubblica Popolare di Donetsk si è registrata un’offensiva verso la città di Bakhmut, a poche decine di chilometri da Kramatorsk.

Stando alle dichiarazioni del capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, ai microfoni della CNN, le truppe russe si stanno “raggruppando verso la città di Izium via Belgorod (città russa di confine, ndr)”. Budanov ha inoltre affermato che i piani russi potrebbero essere quelli di tentare una nuova avanzata verso Kiev in seguito alla conquista di Kharkiv e Mariupol. A corroborare questa tesi ci sarebbero i video diffusi dalla RT russa che oggi ha mostrato il dislocamento di unità aviotrasportate, ritirate dal campo d’aviazione di Hostomel nella regione di Kyiv, verso l’est dell’Ucraina.

Nelle ultime ore, del resto, la preoccupazione principale delle forze ucraine sembra essere proprio Kharkiv. Stamane fonti russe hanno diffuso le immagini di una colonna corazzata composta da carri armati T80-u che entravano nell’oblast di Kharkiv passando il fiume Serversky Donets attraverso un mobile costruito dal genio militare sopra quello principale che è stato distrutto nei giorni scorsi.

Più a sud, a Mariupol, continuano gli scontri casa per casa nel centro della città che, nonostante ogni previsione non è ancora caduta. Anzi, sembra che le truppe ucraine presenti in loco siano ancora in pieno possesso della zona adiacente al porto chiamata Azovstal.

Tuttavia, nelle ultime ore ci sarebbe stata una nuova resa in un altro quartiere della città e diversi “marines” ucraini avrebbero deposto le armi prima di essere fatti prigionieri. La notizia proviene dai canali russi e non ha ricevuto conferme ufficiali ucraine quindi al momento non è verificata. Ad ogni modo, anche a Mariupol si sta verificando ciò che era già successo in altri centri delle regioni di Lugansk e di Zaporizhzhia, ovvero le accuse di alto tradimento a funzionari ucraini passati dalla parte dei russi.

L’ufficio del procuratore generale ucraino nella giornata odierna ha formalizzato il procedimento nei confronti di Kostyantyn Ivashchenko, già membro del consiglio comunale di Mariupol del partito di opposizione pro-russo il cui nome si potrebbe tradurre in italiano con “piattaforma per la vita”. Ivashchenko era stato nominato il 6 aprile dagli amministratori filo-russi di Donetsk come “sindaco” delle aree di Mariupol occupate ed è proprio questa nomina ad aver determinato l’accusa ucraina.

Anche nella regione di Poltava, a metà strada con Dnipro, oggi si sono registrati attacchi missilistici ad alcune infrastrutture nell’area di Myrhorod. Al momento non è chiaro se si trattasse di obiettivi militari o civili e si parla di due feriti e nessun morto, stando a quanto dichiarato dal governatore locale Dmytro Lunin.

Chiudiamo con una notizia che viene dal Caucaso. Il presidente del parlamento georgiano, Shalva Papuashvili, ha declinato ufficialmente la richiesta ucraina di recarsi in visita a Bucha sostenendo che Kiev avrebbe chiesto al suo Paese di aprire “un secondo fronte” contro la Russia. “Sostenere l’Ucraina è un dovere umano e storico del governo georgiano” ha dichiarato Papuashvili, “e quest’ultimo è intenzionato a compierlo nonostante le ‘accuse ingiuste e infondate’ sentite dalle autorità ucraine”.

Le accuse in questione riguarderebbero le attività di contrabbando svolte dalle aziende russe in territorio georgiano. “Il nostro sostegno e il partenariato (con l’Ucraina, ndr) non meritano davvero i tentativi di alti funzionari del governo ucraino di separare il popolo georgiano e il suo governo, chiedere l’apertura di un secondo fronte in Georgia, fare manifestazioni diplomatiche infondate e accuse infondate di contrabbando” ha concluso il presidente da Tbilisi.

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