Dopo la ritirata strategica dalla regione di Kiev, la Russia sta riorganizzando le proprie forze e ammassando nuove truppe per un’offensiva in Ucraina orientale. A dirlo è lo stato maggiore ucraino che cita anche il Pentagono, secondo il quale ben 40 battaglioni di Mosca sarebbero attualmente in attesa in Bielorussia.

Proprio per questo nella giornata di mercoledì la vice-premier Iryna Vereshchuk ha invitato i residenti degli oblast di Kharkiv, Donetsk e Lugansk a evacuare finché possibile, avvertendo che ulteriori bombardamenti russi potrebbero tagliare i corridoi di evacuazione. Nello stesso intervento, Vereshchuk ha aggiunto che nella giornata del 5 aprile 3.846 persone sono state evacuate attraverso i corridoi umanitari e, di queste, quasi la metà venivano da Mariupol. Tuttavia, ha concluso, l’evacuazione completa di Mariupol potrebbe essere possibile solo con l’aiuto della Turchia che dovrebbe garantire un corridoio unico dai territori occupati a delle zone sicure più a ovest. Finora, secondo fonti ucraine, l’esercito aggressore ha sempre bloccato alle porte della città gli autobus inviati per evacuare i civili rimasti.

SULLE CIFRE c’è una leggera divergenza tra le fonti ucraine, che riportano 120 mila persone ancora bloccate, e quelle del ministero della difesa britannico, che invece parla di 160 mila. L’aggiornamento dell’intelligence inglese, inoltre, ha sottolineato che Mariupol vive la peggiore situazione di tutte le città ucraine in quanto non ha ancora «corrente, linee di comunicazione, medicine, riscaldamento o acqua». Londra accusa le forze russe di impedire deliberatamente l’accesso agli aiuti umanitari, «probabilmente per spingere i difensori ad arrendersi».
Anche i servizi segreti ucraini, la Sbu, sono intervenuti oggi su Mariupol dichiarando che «gli occupanti russi preparano provocazioni di massa per incolpare i militari ucraini». Queste «provocazioni» consisterebbero nel raccogliere i corpi dei civili che hanno ucciso a Mariupol per mostrarli come vittime dell’esercito ucraino che li avrebbe usati come «scudi umani».

A COMPLICARE la situazione è intervenuto anche ciò che resta del consiglio comunale della città alle porte del Mar d’Azov che ha diffuso la notizia choc secondo cui la Russia utilizzerebbe forni crematori mobili per «cancellare le prove dei suoi crimini di guerra». «Il mondo non ha vissuto una tragedia simile a quella che sta avvenendo a Mariupol dai tempi dei campi di concentramento nazisti», ha dichiarato il sindaco Vadym Boychenko. «I russi – ha aggiunto – hanno trasformato tutta la nostra città in un campo di morte».
Tornando agli schieramenti in campo, secondo quanto riferito da fonti russe e poi mostrato in un video on-line, oltre 250 soldati ucraini del 503° battaglione dei Marines si sono arresi e sono stati presi in consegna come prigionieri di guerra.

POCO PIÙ A NORD, nel territorio di Lugansk, secondo il governatore regionale Serhiy Haidai è «ancora alto» il rischio di intossicazione in seguito all’attacco al deposito di acido nitrico di martedì a Rubizhne nel quale sono morte due persone e altre cinque sono rimaste ferite. Inoltre, sarebbe al momento al vaglio degli inquirenti ucraini la posizione dell’ex sindaco di Rubizhne che avrebbe collaborato con le forze nemiche e, addirittura, starebbe aiutando i russi a trovare attivisti filo-ucraini nella zona. Alla fine del suo report Haidai ha poi fatto il punto della situazione: «le forze russe continuano ad attaccare la città di Popasna con lanciarazzi Grad e aerei, al momento l’evacuazione dei civili sta avvenendo sotto il fuoco nemico; anche diversi edifici residenziali sono stati bombardati e, ad esempio, a Sievierodonetsk, in ben dieci grattacieli sono scoppiati incendi». Il numero delle vittime al momento è ancora sconosciuto ma anche Haidai, come il suo stato maggiore, crede che il peggio debba ancora venire e che le forze russe si stiano preparando per un attacco da lanciare «entro tre o quattro giorni».

ANCHE NEL TERRITORIO limitrofo di Donetsk si è registrato un avanzamento russo in direzione di Novabakhmutivka. Il governatore dell’oblast, Pavlo Kyrylenko, ha affermato che l’esercito nemico ha ferito gravemente diverse persone e che nella sua zona le autorità «stanno documentando tutti i crimini di guerra della Russia».

Pochi chilometri più a ovest, nella regione di Dnipro, la scorsa notte le forze russe hanno attaccato l’ennesimo deposito di carburante, confermando la strategia volta a bloccare la mobilità delle difese ucraine, e una fabbrica. Mercoledì mattina il governatore della regione, Valentyn Reznichenko, ha dichiarato su Telegram che «l’attacco missilistico avvenuto la sera del 5 aprile ha completamente demolito i sei serbatoi dell’impianto per carburanti e lubrificanti della zona e, pertanto, la struttura non sarà più in grado di funzionare». Al momento non è ancora chiaro il numero delle vittime.

ANCHE NELLA REGIONE di Kharkiv durante la notte si sono registrati diversi bombardamenti e secondo il governatore regionale, Oleh Synehubov, le forze russe hanno utilizzato vari tipi di ordigni per attaccare le aree residenziali della seconda città più grande dell’Ucraina al fine di «demoralizzare gli abitanti mediante attacchi casuali alle infrastrutture civili».
Intanto, da Mykolayiv è giunta la notizia che il bollettino di ieri in seguito al bombardamento effettuato con ordigni a frammentazione è salito a 12 morti e 41 feriti.