Mosca «possiede armi moderne e uniche in grado di distruggere, in caso di minaccia alla sua esistenza, qualsiasi avversario, compresi gli Stati uniti». Lo ha detto Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo in un’intervista a Rossiyskaya Gazeta. Ma nonostante le dichiarazioni incendiarie degli ultimi giorni, sul campo di battaglia la situazione rimane piuttosto stabile con la nuova incognita di Avdiivka e l’annuncio dell’arrivo dei carri armati Leopard 2. Tornano anche le paure per la centrale nucleare di Zaporizhzhia e ieri il Direttore dell’Aiea ha incontrato il presidente Zelensky in attesa di ispezionare l’impianto.

IN ALTRI TERMINI, dopo la mancata ritirata da Bakhmut, o in attesa che la situazione si sblocchi, la guerra in Ucraina si sta delineando sempre più come un conflitto su più livelli. C’è lo scontro ai massimi sistemi degli equilibri mondiali che coinvolge le diplomazie statunitense e russa, con l’incognita della new entry cinese, rappresentata da una linea ondivaga di tensioni e tentativi di distensione su temi specifici (come il nucleare). In quest’ottica ieri Patrushev ha rilasciato una lunga intervista nella quale conferma il dislocamento di testate atomiche russe sul territorio bielorusso e biasima i politici Usa «intrappolati nella loro stessa propaganda» quando affermano che Mosca non sarebbe in grado di rispondere a un attacco nucleare da parte di Washington.

IL FUNZIONARIO RUSSO ha anche riproposto il tema dello «scontro di civiltà» tra Nato e Russia, accusando i membri dell’Alleanza atlantica di essere «di fatto parte del conflitto» in quanto «non nascondono che il loro obiettivo principale è cercare di prolungare la guerra il più a lungo possibile per ottenere la sconfitta della Russia sul campo di battaglia e ulteriori divisioni». Da Kiev è stata richiesta una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla «minaccia con armamenti nucleari, non solo per noi ma per tutti i popoli». Mentre la Cina sostiene che la «situazione dovrebbe essere risolta diplomaticamente» e i «rischi strategici ridotti».
Contemporaneamente, il Cremlino si sforza di costruire una diplomazia alternativa a quella andata in frantumi in seguito all’invasione dell’Ucraina. Dopo l’incontro con il presidente Xi Jinping, le dimostrazioni di comunanza di interessi con Erdogan e l’Iran, i tentativi di creare nuove aree di influenza in Africa, ieri il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha dichiarato che «nonostante gli sforzi titanici dei nostri nemici, i loro tentativi di isolare la Russia nell’arena internazionale sono falliti». Inoltre, scrive Lavrov su Telegram, «continuiamo ad avere molti amici, anche in Occidente. Condividono i nostri valori tradizionali», forse pensando a quegli stati o a quei partiti di estrema destra tra i quali la narrazione impressa dal Cremlino al conflitto fa più presa.

TUTTAVIA, LA SITUAZIONE per la Russia non è così rosea come gli uomini di Putin cercano di descriverla. Non solo la previsione che il blocco Occidentale si sarebbe sfaldato con il prolungarsi della guerra si è rivelata fallace, ma l’avvicinamento di Mosca e Pechino ha prodotto nuovi timori che hanno ulteriormente serrato i ranghi. L’Ue, ad esempio, si è spinta ad annunciare che la mossa russa di installare depositi di testate nucleari in Bielorussia «non sarà senza conseguenze». E le forniture di armi pesanti stanno accelerando. Ieri il giornale tedesco Der Spiegel ha infatti annunciato che i 18 panzer Leopard 2 promessi da Berlino a Kiev sono stati consegnati. Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov ha poi confermato l’indiscrezione e ha chiarito che i mezzi potrebbero essere schierati sul fronte già ad aprile. Da Londra, intanto, il Guardian ha riportato che questa domenica i militari ucraini hanno ultimato l’addestramento sui tank Challenger 2 e che anche la consegna di questi mezzi dovrebbe avvenire più in fretta del previsto. A giorni si attende anche un annuncio Usa sugli Abrams.

I NUOVI MEZZI PESANTI saranno forse inviati su quello stesso fronte sud dove si trova la centrale nucleare più grande d’Europa. Ieri, durante l’incontro tra il Direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, e il presidente Zelensky il primo ha espresso preoccupazione per la situazione generale dell’impianto che «resta tesa e non sta migliorando». Domani una delegazione dell’Aiea dovrebbe visitare la centrale.