Internazionale

Mosca: «Persecuzione contro la libertà di stampa»

Assange Immediate le reazioni russe, dal Cremlino a Rt News. Kosacev, braccio destro del presidente Putin: «Verrà spedito negli Usa della pena di morte»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 12 aprile 2019

Non si sono fatte attendere le reazioni da Mosca all’arresto di Julian Assange. Il primo a farsi sentire dal suo rifugio segreto in Russia dove vive come esule è stato Edward Snowden, l’altra «primula rossa» della controinformazione internazionale.

«Le immagini dell’ambasciatore dell’Ecuador che invita i servizi britannici nell’ambasciata per trascinare via un giornalista vincitore di premi fuori dall’edificio finiranno nei libri di storia. I critici di Assange possono esultare, ma questo è un momento buio per la libertà di stampa», ha twittato Snowden.

Qualche ora dopo l’ex collaboratore della Cia è tornato sul caso: «La debolezza delle accuse americane contro Assange sono scioccanti. Le accuse che avrebbe tentato (senza successo?) di “craccare” password durante la preparazione del loro reportage di fama mondiale (Assange e l’ex militare americana Manning, ndr), si sono dimostrate insostenibili già da molto tempo», ha sottolineato.

Netta la condanna anche del ministero degli esteri russo. «Il cappio della “democrazia” si stringe al collo della libertà – ha esordito con sarcasmo Marya Zacharova, portavoce di Sergey Lavorov – L’intera faccenda di Assange non è cosa solo dell’oggi: l’intera vicenda della persecuzione contro di lui segnata da molestie, con l’imposizione di condizioni disumane di esistenza, rappresenta l’oblio della libertà di parola e del diritto di divulgare informazioni, ed è un duro colpo per i diritti dei giornalisti» ha commentato la diplomatica, dichiarandosi scioccata anche dalla forma con cui stato eseguito l’arresto di Assange che «lascia l’impressione di un ignobile disprezzo per la dignità umana degli arrestati».

Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Kostantin Kosacev, braccio destro di Putin al Consiglio della federazione per gli affari internazionali: «Sono sicuro che dietro tutto ciò ci sia la volontà persistente degli Usa di punire Assange per evitare che il suo esempio diventi contagioso. Si tratta di una persecuzione tutta politica, non associata ad alcun considerazione di legalità e democrazia», ha sostenuto Kosacev.

Secondo il politico russo ora esiste il rischio reale di estradizione: «Credo che né la Gran Bretagna né la Svezia o altri terranno sul proprio territorio Assange a lungo. Verrà spedito negli Stati uniti, nonostante in quel paese si pratichi la pena di morte». Anche Margarita Simonyan, direttrice di RT News, per cui Assange condusse nel 2012 il talk-show The World Tomorrow, ha voluto prendere la parola. Assange, ha detto Simonyan citando Orwell, è il testimonial della «lotta contro l’ipocrisia mondiale» e contro «il Grande Fratello della più mostruosa distopia».

La giornalista è tornata anche sui suoi incontri londinesi con Assange: «Si rifiutava di parlare di qualcosa che non fosse il tempo in luoghi dove ci fossero muri. Allora mi sembrava esagerasse. A molti sembrava, allora».

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