Quanto ancora potrà resistere Severodonetsk? La domanda aleggia sui media internazionali da tempo, ma dalla caduta definitiva di Mariupol ha assunto un ruolo di primo piano. Ci si è resi conto che l’avanzata russa in Donbass non è affatto in una fase di stallo, o di riassestamento come l’hanno definita in molti.

Per un rovesciamento inaspettato della retorica bellica (di cui non hanno mai fatto difetto i giornali occidentali), sembra che ora le truppe di Mosca stiano addirittura accelerando. In base a quale scala temporale è difficile dirlo, del resto, l’avevamo scritto qualche giorno fa: come si fa a stabilire quanto siano rapidi i tempi in guerra senza considerare il contesto specifico e non la contingenza?

IN MOLTE ANALISI e commenti si scopre che, in una sorta di parabola tragica che è iniziata nel 2014 e si è acuita il 24 febbraio di quest’anno, il Donbass è tornato al centro dello scontro tra Russia e Ucraina.

Anche il ministero della difesa britannico ha definito l’area di Severodonetsk «priorità tattica della Russia», ipotizzando che l’unica compagnia operativa russa di veicoli di supporto ai carri armati BMP-T Terminator è stata probabilmente dispiegata lungo la direttrice che porta alla capitale del Lugansk ucraino proprio per questo motivo.

Da più parti si è paventato il rischio che Severodonetsk potrebbe diventare la nuova Mariupol, sia per il numero di morti sia per la tipologia di confronto militare. Tuttavia, varie obiezioni ci fanno credere che quest’opzione al momento sia poco realistica.

In primis, la vicinanza delle forze di terra russe permetterebbe, a differenza di Mariupol, azioni mirate e la creazione di una testa di ponte direttamente in città, cosa che nel porto del Mare d’Azov è stata possibile solo dopo settimane di bombardamenti. In secondo luogo, la tattica dell’esercito difensore a Severodonetsk potrebbe essere differente: la ritirata strategica in luogo della difesa casa per casa.

ALCUNI HANNO interpretato la notizia di venerdì, ovvero l’abbattimento del ponte tra Severodonetsk e Lysychansk, proprio in quest’ottica. I russi potrebbero portare a termine l’accerchiamento di uno dei due centri, o entrambi, e averli isolati l’uno dall’altro impedirebbe in modo significativo le possibilità di manovra ucraine.

In ultima analisi, la posizione geografica di Severodonetsk è meno difendibile di quella di Mariupol. Per questo si vociferava che gli ucraini potessero decidere di indietreggiare fino a Lysychansk per continuare a bersagliare i russi dalla distanza ma, a oggi, questa eventualità sembra impraticabile.

Intanto, a meno di due ore di distanza, l’artiglieria russa continua a colpire Lyman. Stando alle ultime indiscrezioni, gruppi di fanteria del Cremlino sarebbero riusciti a entrare nella zona a nord-ovest della città ma lo sfondamento non sarebbe ancora avvenuto.

QUI GLI UCRAINI sono meglio piazzati e la conformazione del campo di battaglia non gli è sfavorevole come al sud ma, dalla conquista di Rubizhne, i russi hanno acquistato diverse possibilità per bombardare i nemici, anche con armi datate e di corta gittata.

Secondo le autorità locali, a Lyman nelle ultime 48 ore sarebbero morte altre 5 persone, tra le quali due donne anziane. In chiave strategica, Lyman è la porta per Slovjansk, la seconda città più importante della regione dopo Kramatorsk, che ne è la capitale.

Oltre a Lyman, secondo lo stato maggiore ucraino le forze russe avrebbero tentato l’assalto via terra nelle città di Lypove, Vasylivka, Maryinka e Novomykhailivka, ma senza successo.

L’ennesimo tentativo di attraversamento del fiume Seversky da parte delle forze russe è stato bloccato dalla controparte. Secondo il portavoce della 30° Brigata meccanizzata ucraina, un numero considerevole di mezzi e uomini è stato abbattuto nei pressi del villaggio di Serebryanka, mentre tentava di passare un ponte galleggiante, proprio come era successo dieci giorni fa a Bilogorivka.

Tuttavia, come ha dichiarato lo stesso presidente Volodymyr Zelensky, in un briefing con la stampa domenica 22 maggio, ogni giorno potrebbero morire tra i 50 e i 100 soldati che difendono l’Ucraina nelle «postazioni più dure» della zona orientale del Paese.

Intanto, poco più a nord, sembra che l’esercito russo abbia interrotto la sua ritirata e stia tentando di rafforzare le posizioni nei pressi del confine con la Russia. Ad affermarlo è l’Istituto per gli Studi delle Guerra, che ha incrociato diverse immagini dei droni-spia e dei satelliti dell’intelligence.

A POCA DISTANZA, dall’altra parte della frontiera, il comando russo avrebbe schierato dei lanciamissili Iskander nei pressi del capoluogo Belgorod. Secondo lo stato maggiore ucraino, si tratterebbe del sistema missilistico balistico a corto raggio Iskander-M.

Il genio di Mosca avrebbe anche incrementato le basi logistiche e di riparazione nell’area, il che lascerebbe pensare a un nuovo centro operativo strategico sia per la tenuta dei territori nell’oblast di Kharkiv, sia per l’avanzata verso il Donbass.