Monumenti e toponomastica da impero, Londra vuole ripulirsi
Gran Bretagna Dopo l'abbattimento a Bristol della statua dello schiavista Colston, altre effigi nel mirino. E il sindaco londinese Khan annuncia la revisione dei nomi ancora colonialisti delle strade
Gran Bretagna Dopo l'abbattimento a Bristol della statua dello schiavista Colston, altre effigi nel mirino. E il sindaco londinese Khan annuncia la revisione dei nomi ancora colonialisti delle strade
Così, dopo quattro giorni e quattro notti trascorse nelle acque limacciose della marina di Bristol, la statua di Edward Colston, il filantropo-mercante di schiavi settecentesco che aveva ornato le vie della città per oltre un secolo, è stata restituita all’asciutto in una cauta operazione di ripescaggio.
Vi era stata scaraventata la scorsa domenica dalla rabbia dei manifestanti del movimento Black Lives Matter, scesi in piazza a Bristol come in tante altre città britanniche per manifestare contro il razzismo e la brutalità della polizia che negli Stati uniti avevano causato la morte di George Floyd. La bronzea effigie, una volta ripulita, sembra sarà consegnata a un museo. Le scritte in rosso di cui è cosparsa non sono ancora state rimosse, così come le funi con le quali era stata scalzata dal piedistallo.
Nel frattempo, l’episodio ha dato la stura a una generale revisione delle “politica monumentale” della Gran Bretagna, semplice apripista per una battaglia politica e culturale a tutto tondo. Essendo la storia del paese – come quella di tutti i paesi europei, naturalmente – irta di figure a dir poco discutibili, le cui nefandezze erano elegantemente ignorate quando non occultate del tutto, non c’è da meravigliarsi se la lista è lunga, e comprende monumenti che potrebbero essere rimossi legalmente in fase preventiva.
Oltre alla già assai controversa statua del rapace imperialista Cecil Rhodes, che veglia sull’operosità degli studenti dall’alto di un’edicola nella facciata dell’Oriel College di Oxford – già sopravvissuta a una protesta nel 2016 e di cui si è tornati a chiedere a gran voce la rimozione – adesso è un altro illustre personaggio a vedere a rischio la propria monumentalità: il fondatore dello scoutismo Robert Baden-Powell (1857-1941).
Non pago di aver inflitto al mondo i Boy Scout – la cui illuminante definizione di «Bambini vestiti da cretini guidati da un cretino vestito da bambino» è attribuita a George Bernard Shaw – oltre al razzismo d’ordinanza, Baden-Powell non si fece mancare una salubre dose di omofobia e di filonazismo.
La statua, eretta dodici anni fa (pericolosamente vicino al mare a Poole), vicino Bournemouth dove ebbe inizio la gioiosa avventura Scout, dovrebbe appunto essere rimossa in funzione cautelativa, ma l’iniziativa ha già provocato la strenua resistenza in una raccolta di firme da parte di simpatizzanti, soprattutto conservatori, del Fondatore.
Tra i personaggi diventati sempre meno comodi per via delle loro connessioni con il mercato di esseri umani, non mancano illustri primi ministri del passato britannico come William Gladstone (1809-1898), che non darà più il nome a uno degli edifici dell’Università di Liverpool. Sempre nel nome del più disinteressato amore per la giustizia – la sua famiglia possedeva piantagioni nei Caraibi dove lavoravano schiavi – lo statista liberale si adoperò infaticabilmente per combattere la piaga dell’abolizionsimo, pur sapendo che avrebbe ricevuto uno scatafascio di soldi in risarcimento del «danno economico» inferto da quest’ultimo all’azienda di famiglia.
Intanto Londra non sta a guardare: ieri la statua di un altro prenditore-schiavista, Robert Milligan, è stata rimossa dalla zona antistante al Museum of London Docklands. Il sindaco Sadiq Khan ha nel frattempo annunciato una revisione di tutti i monumenti e i nomi delle strade della città.
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