E invece sì, l’Italia andrà ai mondiali di calcio in Qatar. A Doha, il prossimo inverno, ci saranno anche il tricolore e l’inno di Mameli mentre milioni di turisti avranno l’unico problema di non poter bere birra allo stadio facendo il tifo per la loro nazionale.

Non per la nostra, è chiaro, visto che gli azzurri sono stati sbattuti fuori dalla fase finale da un centrocampista macedone che giochicchia nel campionato saudita. In Qatar ci andranno però 560 soldati italiani e si porteranno dietro 46 automezzi, due aerei e una nave. Giocheranno, secondo tradizione, in difesa.

La notizia della spedizione è arrivata alle commissioni parlamentari. L’Italia ha già un piccolo contingente nell’emirato «a supporto delle missioni internazionali», adesso lo moltiplica per quattro e ci aggiunge i mezzi. Il Qatar ha bisogno proprio di noi per garantire la sicurezza di calciatori e ospiti contro possibili attacchi terroristici e per la «consapevolezza situazionale» (tenere gli occhi aperti).

Ha chiesto aiuto anche alla Francia, agli Usa e al Regno unito che però, oltre ai difensori armati manderanno quelli disarmati eanche attaccanti e portieri. Perché si sono qualificati.

L’Italia perde con la Macedonia del Nord a Palermo e non si qualifica ai mondiali, foto Ap

Invece l’Italia, dovendo tenere a casa le divise azzurre, al costo di 11 milioni di euro – conto già presentato al parlamento – nel golfo Persico manderà le divise grigioverdi.

Forse per questo il parlamento ha da poco ratificato una modifica agli accordi militari tra i due paesi in base alla quale i soldati in missione saranno sottoposti alla giustizia del posto (occhio dunque alle relazioni sessuali, specie omosessuali). Forse per questo l’export militare verso il Qatar va alla grande, Fincantieri vende una nave da guerra dopo l’altra e Leonardo elicotteri e sistemi radar.

Non vinceremo i mondiali, come aveva annunciato Mancini, anzi nemmeno li giocheremo. Ma negli affari più che nello sport l’importante è partecipare.