Molise, Conte e Schlein sfidano il centrodestra
Roberto Gravina, candidato alle regionali del Molise per i giallorossi
Politica

Molise, Conte e Schlein sfidano il centrodestra

Regionali Urne aperte oggi e domani. La battaglia tra i sindaci di Campobasso e Termoli, Roberto Gravina e Francesco Roberti. Per i giallorossi una prova d'appello dopo le sconfitte nelle città
Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 giugno 2023
Serena GiannicoCAMPOBASSO

La sfida è tra sindaci, tra fasce tricolori. Il Molise alle urne, oggi e domani, per scegliere il nuovo governo regionale. Sono circa 240mila gli elettori chiamati ai seggi dalle 7 alle 23 e poi lunedì dalle 7 alle 15.

Alle ultime politiche si sono presentati in 138.087. Sono tre i candidati in corsa per Palazzo Vitale per la carica di presidente: Francesco Roberti, forzista, per il centrodestra; Roberto Gravina del M5S per i progressisti ed Emilio Izzo con la sua civica «Io Non Voto i Soliti Noti». Non c’è stata ricandidatura per il governatore uscente Donato Toma, di Forza Italia, indagato, assieme ad alcuni assessori, per abuso d’ufficio (reato che la riforma del governo vuole cancellare), per fatti che ruotano attorno al conferimento dell’incarico di commissario straordinario del Consorzio per lo sviluppo industriale di Campobasso-Bojano. Ma sta cercando di passare il testimone ad un altro berlusconiano.

Una corsa a tre sulla carta, ma Izzo, 69 anni, pensionato ex dipendente statale, «fuori dagli schemi e fuori dai blocchi», come l’ha definito l’ex magistrato antimafia Antonio Ingroia, non pare avere alcuna possibilità di fronte a due coalizioni schierate per tritare.

Roberti è nato a Montefalcone nel Sannio, in provincia di Campobasso, il 15 giugno 1967. Laureato in Ingegneria elettronica all’Università di Firenze. Ingegnere e professore di Elettronica. Dopo quattro legislature da consigliere, il 9 giugno 2019 è diventato sindaco di Termoli, è presidente della provincia di Campobasso dal 3 settembre 2019.

Per lui sette liste: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Udc, Popolari, Molise che Vogliamo, Roberti Presidente. Ha anche l’appoggio di Italia Viva. Gravina, invece, è nato l’8 luglio 1977 a Roma. Laureato in Giurisprudenza all’Università degli studi del Molise. Di professione è avvocato. È stato eletto, con il M5s, sindaco di Campobasso nel giugno 2019 dopo essersi candidato una prima volta nel 2012. Lo sostengono sei liste: Pd, 5 Stelle, Sinistra-Verdi, Costruire Democrazia, Socialisti e Gravina Presidente. E, per lui, nei giorni scorsi sono arrivati il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, e la segretaria del Pd, Elly Schlein.

Nessun comizio condiviso, nessun palco calcato insieme, troppo complicato, ma una capatina al bar a Campobasso e qualche baciamano, presente il candidato grillino. «Abbiamo – dice Gravina – un programma chiaro, concreto, incentrato sugli incentivi allo sviluppo per le nostre piccole imprese, per chi decide di investire qui, per chi vuole intraprendere attività turistiche. Abbiamo tracciato un chiaro disegno per sistemare tutte le arterie stradali che collegano le nostre aree interne, i nostri splendidi borghi, oltre ad una strada a quattro corsie che attraversi il Molise tirandoci via dall’isolamento al quale politica ci ha relegati».

Nel suo programma l’obiettivo di «favorire l’innovazione del tessuto produttivo come volano per la crescita economica». Nel «pieno e totale rispetto dell’ambiente». E poi «abbiamo pensato alla sanità, la parte più malata e divorata di questa regione». Per Pd e M5S, dopo le sconfitte a Brindisi, Pisa e Catania, il Molise può essere l’occasione per consolidare l’alleanza. Un passo falso renderebbe tutto più complicato.

Roberti, che i sondaggi della vigilia danno come favorito, punta molto sull’orgoglio locale: «Molisani: brava gente! Persone dalla tempra dura che non si arrendono e non si abbattono», il suo motto. «Vorrei essere il sindaco del Molise e non un governatore chiuso nei palazzi», spiega. «Una persona tra la sua gente che ascolta e si rimbocca le maniche». Una sua vittoria sarebbe una boccata d’ossigeno per un centrodestra che, a livello nazionale, incontra i primi veri ostacoli.

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