«Scrivere la nostra storia è una nostra responsabilità» aveva dichiarato Amit Shah, ministro degli Affari esteri indiano in un discorso del 2019. La settimana scorsa, il Consiglio nazionale della Ricerca educativa e della Formazione (NCERT) ha pubblicato la nuova versione dei libri di storia per gli studenti delle scuole medie apportando importanti modifiche. Interi capitoli della storia antica e contemporanea dell’India sono stati rimossi e modificati dal governo per aderire e allinearsi all’agenda politica del partito al potere, il Bharatiya Janata Party (BJP).

In seguito alla notizia, l’opposizione e l’opinione pubblica hanno accusato il governo Modi di strumentalizzare gli eventi storici per rafforzare e legittimare la propria ideologia nazionalista all’interno del paese.

In risposta alle numerose critiche, il NCERT ha dichiarato che tali modifiche hanno l’obiettivo di ridurre il carico di studi in seguito alla pandemia del Covid-19. Tale processo, definito come «razionalizzazione» dei testi scolastici, farebbe parte della New Educational Policy 2020, che prevede non solo di ridurre i contenuti dei manuali ma anche di offrire agli studenti più opportunità creative di insegnamento.

Le principali modifiche apportate dal NCERT hanno riguardato i capitoli sui sovrani Mughal, dinastia musulmana che ha regnato in India tra il XVI e XIX secolo. Le informazioni sulla cronologia dei regnanti musulmani, da Babur (morto nel 1530) a Aurangzeb (1707), sono state soppresse, come quelle relative alla cultura e alla religione praticata nelle loro corti, alla vita della nobiltà e, ancora più importante, alle relazioni dei regnanti con altre dinastie (i Safavidi, per esempio).

Un’altra sezione scomparsa nei nuovi testi scolastici comprende la storia antica dell’Islam tra il VII e l’XII secolo. Così facendo sono stati eliminati circa cinque secoli di vita di califfati musulmani, come quello omayyade e abbaside. Un periodo ricco che ha segnato la nascita di sultanati e di stati in Asia, Nord Africa e Spagna. I cambiamenti introdotti nei libri di storia prendono di mira soprattutto l’Islam e i regnanti musulmani, in particolar modo i Mughal, denominati da Modi come «gli oppressori o colonizzatori», che negli ultimi anni hanno assunto un ruolo specifico all’interno della retorica anti-musulmana portata avanti dal primo ministro.

Neanche la storia dell’India contemporanea è stata risparmiata. Importanti informazioni sulla Partizione tra India e Pakistan e sull’assassinio di Mahatma Gandhi sono state tragicamente omesse. Gandhi è stato ucciso nel 1948 da Nathuram Godse, un fanatico hindu membro dal Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), organizzazione di estrema destra che costituisce la base ideologica del partito nazionalista di Modi, il BJP. Il nome dell’assassino di Gandhi è scomparso, insieme al ferreo divieto imposto al RSS dal governo dopo l’attentato. Nei testi è stata eliminata ogni menzione riguardo i difficili (e cattivi) rapporti tra Gandhi e i nazionalisti hindu.

Un ulteriore fatto storico scomparso dai libri di scuola è la sanguinosa rivolta avvenuta in Gujarat nel 2002. Una mossa forse considerata necessaria dal premier e dai suoi alleati dopo il polverone alzato nei mesi scorsi dal documentario India: The Modi Question, che ha dimostrato la responsabilità diretta di Modi della morte di centinaia di persone.

Negli ultimi anni il governo centrale, ma anche diversi governi statali e federali, hanno cercato di apportare modifiche nel settore educativo a loro vantaggio, promuovendo l’ideologia in linea con la propria agenda politica. La recente decisione del NCERT, di fatto arbitraria, viene giustificata dalla nuova politica educativa e dagli effetti della pandemia sull’educazione scolastica. Secondo i pronostici, i prossimi libri ad essere modificati saranno quelli delle scuole elementari. Attraverso i nuovi libri di testo, il governo centrale altera e distorce momenti salienti della storia dell’India, creando una nuova realtà sociale e politica che assicurerà al BJP un coerente e solido passato da rivendicare.