Internazionale

Modi l’amico di Putin va a Kiev e si offre: il mediatore «ideale»

L’incontro tra Narendra Modi e Volodymyr Zelensky ieri a Kiev foto ApL’incontro tra Narendra Modi e Volodymyr Zelensky ieri a Kiev – Ap

Guerra ucraina Storica visita di un leader indiano in Ucraina: sul tavolo anche accordi tecnico-militari. Dopo l’abbraccio con il presidente russo, il tentativo è di riequilibrare le posizioni

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 24 agosto 2024

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha offerto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky la propria mediazione personale «da amico» per una soluzione pacifica al conflitto con la Russia. La mano tesa di New Delhi a Kiev è arrivata ieri nella prima visita in assoluto di un capo di governo indiano in Ucraina, a poco più di un mese dal vertice tra Modi e il presidente russo Vladimir Putin a Mosca che aveva fatto infuriare Zelensky e storcere il naso a Stati uniti e Unione europea.

DALL’INIZIO dell’invasione russa del febbraio 2022, l’India di Modi ha mantenuto la sua «autonomia strategica» rifiutandosi di condannare apertamente l’avanzata di Mosca e approfittando delle sanzioni internazionali che hanno colpito il settore petrolifero russo per comprare a prezzi di favore greggio e gas naturale, fondamentali per alimentare una delle economie più vibranti della Terra. Solo nell’ultimo anno New Delhi ha acquistato petrolio da Mosca per 65 miliardi di dollari, aumentando le importazioni di venti volte rispetto a prima del 2022.

Atteggiamento che gli alleati dell’Ucraina, Washington in testa, non hanno apprezzato ma non hanno nemmeno condannato pubblicamente con la veemenza di Zelensky: quando il mese scorso da Mosca sono uscite le foto dell’abbraccio tra Modi e Putin, esattamente a 24 ore dal bombardamento russo di un ospedale a Kiev, il presidente ucraino su X ha detto che vedere il leader della più grande democrazia del mondo abbracciare il criminale più sanguinario della Terra è stata «una delusione enorme e un durissimo colpo alla pace».

Modi ha incassato e ieri ha cercato di raddrizzare la posizione pubblica dell’India arricchendo la visita ufficiale di momenti molto evocativi, a partire dall’abbraccio con l’«amico» Zelensky. Il primo ministro indiano e il presidente ucraino hanno portato orsacchiotti di peluche al Museo della storia dell’Ucraina nella seconda guerra mondiale, hanno visitato la statua del Mahatma Gandhi inaugurata a Kiev nel 2020, augurandosi che il mondo possa seguire l’esempio di pace di bapu, il «padre» dell’indipendenza indiana, e dal loro colloquio privato hanno fatto filtrare dichiarazioni che aiutano le rispettive agende senza snaturare eccessivamente le rispettive posizioni di partenza.

ZELENSKY ha pubblicato su Telegram un video in cui Modi, attraverso il traduttore, dice che l’India sostiene «forte e chiaro il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale»; dal lato indiano, Modi ha chiarito che l’India non è mai stata «neutrale» nel conflitto, ma è sempre stata «dalla parte della pace» e che una soluzione alla guerra può arrivare solo «attraverso il dialogo e la diplomazia».

Concetto che, dice Modi, è stato ribadito di persona anche a Mosca un mese fa, quando ha scandito di fronte a Putin che «i problemi non si possono risolvere sul campo di battaglia». India e Ucraina hanno raggiunto un accordo di massima sullo sviluppo di una partnership strategica, l’aumento del commercio bilaterale e la cooperazione nel settore tecnico-militare, ma l’importanza di questa visita storica si misurerà nel futuro prossimo esclusivamente nell’ambito geopolitico.

Alla vigilia della visita l’ufficio presidenziale ucraino aveva sottolineato la speranza che l’India potesse giocare un ruolo di primo nella risoluzione del conflitto, mentre Mykhailo Podolyak, adviser dell’ufficio della presidenza ucraina, ha detto che la visita di Modi è particolarmente significativa perché New Delhi «ha davvero una certa influenza» su Mosca.

E LO STESSO ha voluto intendere Modi, impegnandosi personalmente a mediare tra Ucraina e Russia e provando a lanciare l’India come potenza in grado di guidare il processo di pace. È quello che fanno le superpotenze e se l’India sia già considerata tale o meno lo si misurerà sulla distanza, tra le promesse di Modi e la realtà dei fatti.

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