«Mobilitare forza di intervento rapido in Niger»
Il vertice di Abuja Dai leader della Cedeao un passo verso l'escalation, mentre la giunta militare nigerina vara un nuovo governo. Scintille Niamey-Parigi e timori per la sorte del deposto presidente Bazoum
Il vertice di Abuja Dai leader della Cedeao un passo verso l'escalation, mentre la giunta militare nigerina vara un nuovo governo. Scintille Niamey-Parigi e timori per la sorte del deposto presidente Bazoum
La risoluzione uscita dal vertice straordinario della Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (Cedeao) che si è tenuto ieri a Abuja, Nigeria, sembra rovesciare i termini della questione circa il «ripristino dell’ordine costituzionale» in Niger. L’ultima opzione ora sembra piuttosto l’impegno a ottenere questo obiettivo «attraverso mezzi pacifici», relegato in fondo a un documento che di fatto sostanzia la minaccia di intervento militare disponendo la «mobilitazione immediata» di una standby force, una forza di dispiegamento rapido della Cedeao «con tutti i suoi elementi». Proposito ancora vago, che al momento non indica tempi e luoghi precisi per il via all’operazione, ma dà il mandato di agire ai capi di Stato maggiore dei paesi rappresentati.
All’incontro a porte chiuse erano presenti 9 degli 11 capi di Stato previsti, tra cui i presidenti di Senegal, Ghana, Costa d’Avorio, Togo, Benin, Guinea-Bissau e Sierra Leone. C’era ovviamente anche il leader nigeriano Bola Tinubu, padrone di casa e fin qui principale sostenitore del ricorso alle armi «se necessario».
NON È ANCORA L’ANNUNCIO definitivo dell’azione di forza, ma un altro passo verso l’escalation sì, considerando anche il muro fin qui opposto dai militari che hanno preso il potere a Niamey lo scorso 26 luglio. «Se attaccati uccideremo Bazoum», avrebbero fatto sapere alla vice-segretaria di Stato Usa, Victoria Nuland, che nei giorni scorsi si era recata in Niger per valutare le loro reali intenzioni. Lo hanno rivelato ieri due anonimi funzionari dell’amministrazione Usa alla Ap. Nuland non era neanche stata ricevuta dal leader della giunta, generale Abdourahamane Tchiani, né tantomeno le era stato permesso di incontrare il deposto presidente Mohamed Bazoum. Per la cui sorte non a caso ieri è tornato a esprimere ansia il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, dicendosi «molto preoccupato per le deplorevoli condizioni di vita in cui si crede vivano il presidente Bazoum e la sua famiglia mentre continuano ad essere detenuti arbitrariamente».
Per il resto sono scintille con la Francia, accusata di aver violato lo spazio aereo nigerino e di aver liberato dei «terroristi» che poi hanno attaccato una postazione della Guardia nazionale nigerina nella regione di Tillaberi, nell’ovest del Paese. Parigi ovviamente nega. E alza il livello dello scontro diplomatico con il confinante Mali, che ha messo alla porta le truppe francesi e si è schierato al fianco dei militari del Niger: da ieri è stato sospeso il rilascio dei visti ai cittadini da parte dei rispettivi servizi consolari di Bamako e Parigi.
INTANTO A NIAMEY, dopo aver individuato un premier di transizione nell’ex ministro delle Finanze Ali Mahaman Lamine Zeine, i vertici dell’esercito riuniti nel Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp) ieri hanno annunciato la formazione di un nuovo governo, composto da 21 ministri sia civili che militari.
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