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Moavero Milanesi: «Maduro illegittimo». Ma non arriva a riconoscere Guaidò

Moavero Milanesi: «Maduro illegittimo». Ma non arriva a riconoscere Guaidò

Il ministro al parlamento «Riconosciamo la legittimità dell’assemblea nazionale venezuelana ma non quella delle elezioni presidenziali e di Nicolas Maduro». Tocca al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi riaggiustare, non senza qualche equilibrismo, la […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 13 febbraio 2019

«Riconosciamo la legittimità dell’assemblea nazionale venezuelana ma non quella delle elezioni presidenziali e di Nicolas Maduro». Tocca al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi riaggiustare, non senza qualche equilibrismo, la posizione del governo gialloverde rispetto alla crisi venezuelana. E sebbene quanto affermato ieri in parlamento dal titolare della Farnesina non sia ancora l’allineamento alle posizioni dell’Unione europea auspicato la scorsa settimana da Sergio Mattarella, rappresenta comunque un passo in quella direzione. Non a caso, consapevole del risultato ottenuto, a fine giornata la delegazione venezuelana inviata in Italia dal presidente dell’Assemblea nazionale Juan Guaidò ringrazia «il popolo italiano», il presidente della Repubblica e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi «per l’appoggio ricevuto».

La diversità di opinioni tra Lega e 5 Stelle su quanto accade in Venezuela costringe Moavero a viaggiare su un binario doppio. E così se da una parte, come chiede Matteo Salvini, arriva a dichiarare Maduro «illegittimo» perché, spiega, le elezioni presidenziali che si sono svolte a maggio del 2018 sono «inficiate nella loro correttezza, legalità ed equità e, dunque, non attribuiscano legittimità democratica a chi ne sarebbe risultato vincitore, Nicolas Maduro», dall’altra il ministro non si spinge fino a riconoscere Guaidò come presidente ad interim e, soprattutto non spiega chi e come dovrà gestire la transizione del Paese sudamericano.

Replicando all’intervento del titolare della Farnesina, Emma Bonino glielo chiede esplicitamente: «Chi deve guidare il processo nazionale verso elezioni libere e trasparenti? Mi auguro che il ministro chiarisca questo punto» afferma la senatrice di +Europa, per la quale «servono parole chiare». «Stante così la situazione – conclude Bonino – il governo italiano riconosca il governo ad interim di Guaidò, che poi deve procedere alle elezioni».

Sull’emergenza umanitaria presente in Venezuela, e ricordata da Moavero nel suo intervento, è intervenuto invece Pierferdinando Casini: «Ministro lei ha ragione, ma cosa c’è di nuovo rispetto a un anno e mezzo fa? – ha chiesto l’ex presidente della commissione Esteri del Senato -. C’è solo il fatto che il mondo ha aperto gli occhi, tutto il mondo salvo noi».

Per i 5 Stelle l’intervento di Moavero rappresenta un arretramento rispetto alla posizione del movimento, ma viene comunque concordato nel corso di un vertice che si tiene al mattino a palazzo Chigi e durante il quale si arriva a un accordo su una mozione di maggioranza che impegna il governo ad «assumere ogni iniziativa utile, anche in sede di Ue, affinché sia affrontata in priorità l’emergenza umanitaria e la crisi economica e sociale». Mozione ce in seguito viene approvata alla Camera con 266 voti a favore, 205 contrari e nove astenuti.

La posizione italiana, sempre in bilico per non scontentare nessuno dei due alleati di governo, viene ribadita a Strasburgo – dove si trova per partecipare ai lavori della plenaria, anche da Giuseppe Conte. A tirare in ballo il premier italiano ci pensa il leader del Ppe Manfred Weber: «Sul Venezuela Guidò ha chiesto all’Italia di riconoscerlo, io penso che dovreste rispondere a Guidò se pensate che debba esserci un approccio comune europeo». Un approccio che, almeno per ora, continuerà a non vedere l’apporto italiano. «Occorrono nuove elezioni presidenziali, che si svolgano in modo trasparente e che siano credibili secondo gli standard internazionali – afferma Conte – Detto questo, non riteniamo di poter incoronare nessuno che non passi da elezioni libere e democratiche».

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