Almeno cinque morti, trentasette feriti, sessantaquattro persone evacuate e altre sette salvate da sotto le macerie. È il bilancio fornito ieri dal ministero dell’Interno di Kiev dopo l’attacco missilistico russo che nella notte tra mercoledì e giovedì ha colpito Leopoli, città dell’ovest ucraino che dista una sessantina di chilometri dal confine con la Polonia e quasi cinquecento dalle linee del fronte.

«Il nemico ci ha attaccato dal Mar Nero con missili Kalibr», ha dichiarato il governatore della regione Maksym Kozytskyi. Secondo il portavoce della Difesa di Mosca Igor Konashenkov sarebbero stati raggiunti «tutti gli obiettivi» previsti, in particolare «centri di raccolta temporanei di soldati ucraini e mercenari stranieri e depositi di armi straniere».

Per il sindaco di Leopoli Andriy Sadovy, al contrario, si è trattato «del più grande attacco alle infrastrutture civili dall’inizio dell’invasione. Più di sessanta appartamenti e cinquanta automobili sono state distrutte». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un video, ha promesso una «risposta tangibile».

«Intorno alle 2 di notte è suonato l’allarme e siamo corsi al rifugio di un centro dei Salesiani. Abbiamo capito subito che in questo caso l’attacco sarebbe stato reale perché a differenza di altre volte il punto di raccolta si è riempito rapidamente di ucraini informati dell’arrivo dei missili. In altre occasioni portavano soltanto i bambini», racconta Fabio Temporini, capomissione di Mediterranea. L’organizzazione è presente in questi giorni in città nell’ambito del progetto di assistenza sanitaria agli sfollati dell’est Med Care for Ukraine. Oltre all’attivista, ci sono tre medici e un interprete.

L’ultimo attacco a Leopoli risaliva al 9 marzo scorso. In quell’occasione erano state uccise quattro persone. «Ci hanno raccontato che oltre alle case è stata colpita una centrale elettrica che serviva decine di famiglie – continua Temporini – Per strada le persone sono spaventate. In questa città la vita è andata avanti anche dopo l’inizio dell’invasione: c’è traffico, i ristoranti sono aperti, la gente esce. L’idea di molti ucraini è che i russi colpiscano anche qui per rompere questa specie di normalità e diffondere la paura».