L’ottavo attacco missilistico russo in altrettante settimane ha attraversato ieri i cieli d’Ucraina colpendo infrastrutture civili, danneggiando reti elettriche e acquedotti. Fonti ucraine hanno detto che due persone sono rimaste uccise nella regione di Zaporizhzhia dove l’ultimo attacco avrebbe colpito un quartiere residenziale.

Nel sud del paese, Odessa è rimasta senza acqua, ha detto l’operatore idrico locale. Un esteso blackout è stato indotto d’emergenza nella regione di Sumy, nel nord-est, per evitare alla distribuzione elettrica danni peggiori di quelli già subiti. E lo stesso è accaduto al 40% della regione di Kiev, senza energia elettrica.

SEI MILIONI di ucraini sono disconnessi dalla rete elettrica che in circa metà del paese sarebbe fuori uso, aveva detto il presidente Zelensky la settimana scorsa. Ieri, Zelensky ha assicurato che “almeno 60 dei 70 missili lanciati dal russi sono stati intercettati e distrutti”, e chissà se è un pezzo di missile russo o di un intercettore ucraino quello che ieri è stato trovato dalle guardie di frontiera nel territorio della Moldavia, a Briceni, nel nord del paese, poco lontano dal confine ucraino.

Aveva fatto tremare l’Europa per qualche ora un analogo frammento di missile caduto a metà novembre in Polonia, paese europeo e membro della Nato. La Moldavia è riconosciuta europea da meno di sei mesi e la neutralità scritta nella sua costituzione rende un po’ più complicato il suo avvicinamento alla Nato, sicché l’Occidente non è stato terrorizzato come per il razzo in Polonia, rivelatosi poi un’arma antimissile ucraina.

Pure se sanguinoso e parte dell’armamentario bellico russo esplicitamente concepito per colpire la popolazione civile, l’attacco missilistico sull’Ucraina è stato l’ottavo in due mesi. Mentre è una letale prima l’attacco messo a segno da droni ucraini in territorio russo, superando di molto il confine ucraino.

IL BLITZ è stato portato qualche ore prima che si scatenasse l’ondata di missili e ha colpito due aeroporti russi, Dyagilevo nella regione di Ryazan e Engels nella regione di Saratov, entrambi centinaia di chilometri all’interno del territorio russo (Dyagilevo è ben più vicino a Mosca che al confine ucraino).

Non è la prima volta che gli ucraini attaccano oltre il proprio confine, senza mai rivendicare l’azione – come è successo anche questa volta – e persino la Russia, all’inizio, negava o sminuiva parlando di atti di sabotaggio.

Ieri invece, il ministero della difesa russo ha accusato esplicitamente “droni ucraini di fabbricazione sovietica in volo radente” di aver bersagliato due basi aeree per bombardieri a lungo raggio: a Dyagilevo “tre militari russi sono rimasti uccisi e altri quattro feriti” nell’esplosione di un deposito di carburante, a Engels “la difesa aerea ha intercettato i droni ma nell’esplosione alcuni frammenti hanno danneggiato leggermente le fusoliere di due apparecchi”, ferendo due persone.

LE BASI BERSAGLIATE ospitano Tupolev 160 e Tupolev 95, il primo è il più grande e pesante bombardiere mai costruito e il più veloce in uso nel mondo. Recenti foto satellitari della base di Engels mostrano una trentina di apparecchi allineati nei rispettivi parcheggi.

Sono bombardieri strategici che possono sparare missili da crociera, una delle armi usate contro l’Ucraina. La cui sola reazione, al momento, è un tweet dell’influente consigliere presidenziale Mykhaylo Podolyak: “Se qualcosa viene lanciato nello spazio aereo di un altro paese, presto o tardi qualche oggetto volante non identificato ritornerà al punto di partenza”.

Una goccia, rispetto al mare di metallo ed esplosivo che la Russia ha scaricato sull’Ucraina. Ma è una goccia che ha fatto centinaia di chilometri, più di quanta alcun attacco ucraino ne avesse mai fatta, eccettuato l’attentato all’intellettuale sovranista Aleksander Dugin in cui sua figlia Darya saltò in aria insieme all’automobile del padre, a una trentina di chilometri da Mosca.

ASSUME UN ALTRO significato, quindi, la notizia data ieri dal Wall Street Journal secondo la quale gli Stati uniti avrebbero segretamente modificato i lanciarazzi antimissile Himars forniti all’Ucraina prima di consegnarli, per evitare che venissero usati per colpire molto all’interno del territorio russo. Le “armi difensive” sono solo un’idea, vengono usate da chi le ha, quando le ha, in qualsiasi modo ritenga di servirsene.