L’acqua sale a Kherson, la stima di 40 mila civili a rischio è stata superata, i bombardamenti continuano e, ironia della sorte, i residenti dell’area presto rimarranno senza acqua potabile. Mentre a monte della diga gli argini si mostrano con il segno più scuro del precedente livello del fiume e le sponde sabbiose si ritirano.

Da Kryvyi Rih se si traccia una linea quasi retta verso sud si arriva a Nikopol. A poca distanza, sull’altra riva, Energodar, la sede della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Qui gli effetti dell’esondazione sono evidenti perché il Dnipro disegna un’ansa e nella parte più arcuata della curva il fango ha preso il posto dell’acqua. Eppure, il sistema di raffreddamento dell’impianto atomico, dice l’Aiea, non è a rischio.

Le immagini della moria di pesci che sta interessando tutta la parte a nord di Nova Kakhovka si sono diffuse in fretta tra gli ucraini e poi hanno fatto il giro del mondo. Le autorità invitano a non cibarsene perché potrebbero essere affetti da varie malattie o aver ingerito agenti tossici. Un’altra delle gravi incognite sollevate dal collasso di una parte della diga: oltre a 450 tonnellate di olio per motori e diversi tipi di altri rifiuti raccolti dalle rive, il fiume sta inglobando tutto ciò che trova sul suo percorso.

COME LE MINE piazzate dai russi a difesa della parte orientale dell’oblast di Kherson in caso di un eventuale tentativo di sfondamento ucraino. Il governatore filo-russo della regione di Kherson occupata, Vladimir Saldo ha dichiarato ieri che «parte dei campi minati sono stati allagati, ma i militari sanno dove si trovano». Una rassicurazione poco efficace. Inoltre, dato che nelle ultime settimane il genio ucraino si era dedicato allo sminamento di alcune aree nell’ambito della preparazione della controffensiva sul fronte sud, Saldo ritiene che «dal punto di vista militare la situazione operativa e tattica è tornata favorevole alle forze russe; (gli ucraini) si sono fatti male da soli.

Perché il calcolo era che l’indebolimento della diga avrebbe dato qualche vantaggio strategico o operativo alle forze armate ucraine. Ma non saranno in grado di fare nulla. Le nostre truppe ora hanno uno spazio aperto, che mostra chi e come sta cercando di attraversare il Dnipro». Ora, secondo il governatore occupante «sarà impossibile attraversare» il bacino idrico di Kakhovka.
È LO STESSO POLITICO che interrogato sull’opportunità o meno di evacuare i quasi 16 mila abitanti rimasti a Kherson est ha risposto che «al momento non ce n’è la necessità». La situazione ripresa dai satelliti, dai droni e raccontata al telefono ai parenti ucraini è tutt’altra.

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Kherson est si è allagata da quella che gli abitanti chiamano «l’isola» in poi, alcune famiglie sono già sul tetto e non sanno cosa fare. È logico che gli ucraini sostengano che i russi sono dei mostri che vogliono solo la morte dei civili, così come è logico pensare che un soldato russo non se ne stia con le mani in mano di fronte alle richieste d’aiuto dei civili che rischiano la morte. Ma dall’alto l’ordine sembra essere quello di non evacuare. Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato che «i russi hanno già dimostrato di aver fallito completamente le operazioni necessarie d’evacuazione» e che contatterà le organizzazioni umanitarie internazionali per tentare di sopperire alle mancanze di Mosca. Ma nelle parole di Saldo c’è un dato: quest’attentato ha dei risvolti effettivi sul corso della guerra.

CHI SOSTIENE che sia stata Kiev a posizionare le cariche esplosive necessarie a far saltare un pezzo dell’argine lo fa adducendo la controffensiva come motivazione. Allargando lo spazio tra le due sponde del fiume nei pressi di Kherson, quindi allontanando uomini, mezzi e artiglieria russa di almeno 10 km, le forze ucraine avranno la possibilità di dislocare molti uomini su altri fronti in quanto la difesa sarà più agevole. «Si tratta di una manovra difensiva per congelare quel fronte» sostenevano in mattinata dal ministero della Difesa russo. Per tutto il pomeriggio, viaggiando parallelamente al corso del fiume si sono incrociate colonne interminabili di mezzi militari e pullman di soldati che risalivano verso nord. Destinazione ignota. E potrebbe benissimo essere una coincidenza.

I paesi occidentali, Usa in testa, invece durante la giornata di ieri si sono sempre più orientati verso la colpevolezza della Russia. L’operazione, dicono, richiedeva il controllo della diga perché non si è trattato di un attacco missilistico ma di un lavoro dall’interno, messo a punto posizionando cariche molto potenti in diversi punti, come quando si demoliscono i palazzi. E poi Mosca voleva bloccare la controffensiva ucraina sul nascere. Intanto i soccorritori continuano a operare su canotti, piccole imbarcazioni e mezzi di fortuna mentre dal lato russo si continuano a lanciare attacchi d’artiglieria.