È in arrivo una sanatoria urbanistica per rimettere in circolazione il cemento di Milano. A scriverla sarà l’avversario di una vita del centrosinistra che governa la città dal 2011, questa volta nei panni del “salvatore”: Matteo Salvini. È l’aiutino chiesto al governo dal sindaco Beppe Sala, dall’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi e soprattutto dai costruttori per uscire dall’impasse dell’edilizia messa sotto inchiesta dalla Procura di Milano.

Il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture vuole inserire una norma chiamata “Salva-Milano” dentro al condono “Salva-Casa” per sbloccare i cantieri. Da dicembre i magistrati milanesi hanno messo sotto inchiesta i progetti di dieci nuovi grattacieli in costruzione e acquisito informazioni per oltre 40 progetti simili. Secondo il sindaco Sala potrebbero essere 150 i cantieri aperti con caratteristiche simili a quelli finiti sotto indagine. Un terremoto per la città che si regge sul mattone e che vuole far ripartire il luna park per costruttori che è diventata Milano nel post Expo 2015, con buona pace dei cittadini che si sono visti costruire a ritmi record davanti alle finestre di casa grattacieli di oltre 15/20 piani.

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Il rito ambrosiano del cemento prevedeva questo: costruire in verticale facendo passare nuovi palazzi come ristrutturazioni, facendo pagare ai costruttori oneri d’urbanizzazione tra i più bassi d’Europa e con una pianificazione pubblica dei servizi ridotta al minimo, quando non completamente assente. Per la Procura si è trattato di illeciti, abusi edilizi, lottizzazioni abusive, interventi fatti seguendo disinvolte interpretazioni comunali delle norme nazionali. Il Comune dice di aver fatto tutto in buona fede applicando le regole.

Nella nota diffusa mercoledì sera il ministero guidato da Salvini scrive: «Non solo Salva-Casa. Con buonsenso, in collaborazione con i Comuni italiani, gli uffici del Mit stanno lavorando per risolvere problemi edilizi ed urbanistici connessi ad interventi già assentiti da alcuni enti locali sulla base di una interpretazione della legislazione statale e regionale, che nel settore è stata oggetto di successive modifiche e stratificazioni. In assenza di tale intervento» scrive il ministero «rimarrebbe un rischio di incertezza sia per le amministrazioni territoriali, sia per i cittadini. Un esempio è il capoluogo lombardo: negli auspici del vicepremier e ministro Salvini il Mit presenterà una norma Salva-Milano per evitare problemi ad alcuni grattacieli». Cosa contenga questa norma salva-cemento ancora non si sa.

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Tra i possibili provvedimenti potrebbe esserci quello sui Piani attuativi, cioè gli aggiornamenti dei servizi pubblici di una zona – ad esempio verde, trasporti, strade, fognature, asili – che un’amministrazione deve fare quando aumentano gli abitanti, come nel caso di nuovi grattacieli che possono portare nella stessa zona centinaia di abitanti in più.

Da sindaco e assessori non sono arrivati commenti alla notizia del “Salva-Milano” in arrivo dal ministero di Salvini. Critico il consigliere comunale di Euorpa Verde Carlo Monguzzi che chiede alla giunta di rispedirlo al mittente: «È un piano salva cemento. Spero proprio che il Comune si dissoci». Difficile che il sindaco Sala possa dissociarsi, del resto era stato lui, insieme ai costruttori, a chiedere l’intervento del governo per far ripartire i cantieri e non far scappare gli investitori internazionali.

Per Milano e il centrosinistra questo terremoto urbanistico è lo spartiacque che segnerà i prossimi tre anni che separano la città dalle elezioni comunali. «Il ciclo iniziato nell’inverno del 2010 è finito e dobbiamo assumerci la responsabilità di un nuovo inizio» ha detto nei giorni scorsi il segretario del Pd milanese Alessandro Capelli, parole che non sono piaciute al sindaco Sala. «Non avrei mai usato il termine ciclo finito, è una cosa che non mi convince» ha commentato il sindaco. «Basta un anno di lavoro sbagliato e torniamo a quello che eravamo venti anni fa». Il centrosinistra deve decidere da che parte andare, se tornare alla città luna park per costruttori oppure no, e su quali priorità lavorare. Una questione politica prima ancora che giudiziaria.