Beppe Sala, sindaco di Milano, lei nei giorni scorsi ha accolto l’appello del manifesto per il 25 aprile spiegando che l’appuntamento di quest’anno è più importante che mai. Perché anche secondo lei è così importante?
Siamo figli della Resistenza, che qualcuno non lo capisca è anche colpa nostra. A cosa dobbiamo resistere oggi? A quello che vediamo nel nostro continente, ai rischi legati all’avanzata delle autocrazie. È persino banale dire che le democrazie sono in crisi, ma abbiamo una parte di responsabilità, c’è disillusione anche perché si ritiene che non abbiamo combattuto abbastanza le disuguaglianze. E sembra farsi avanti l’idea di poter rinunciare ai valori stessi della democrazia. Questo è un tornante della storia e forse ne stiamo sottovalutando i rischi, anche se nel mondo ci sono parecchi segnali in questo senso. Diverse forme di autoritarismo stanno avanzando. Pensiamo al concetto di patria. Siamo patrioti, sì, ma se diventa un’idea tossica, di chiusura, non funziona. In questo senso va attualizzato il concetto di Resistenza, di fronte a un pericolo oggi più concreto.

Siamo alla vigilia di elezioni europee che in effetti potrebbero decretare un’avanzata delle destre più estreme.
Credo che in tutti noi ci sia il desiderio di un’Europa che sia più soggetto politico e meno mercato unico e finora è prevalsa l’idea del mercato. Ci possiamo dire soddisfatti? No, ma non possiamo negare che l’Europa rimanga il luogo dei diritti, della protezione sociale, del progresso scientifico, dei saperi. Di fronte alla disillusione dovremmo buttare queste conquiste? Vedo un grande rischio in queste elezioni che potrebbero favorire il ritorno ai localismi. Forse l’Europa non sta facendo abbastanza rispetto al Medio Oriente, ma lasciamo un tema così importante ai singoli stati o è meglio una gestione europea? Capisco che è un percorso da portare a compimento ma l’Europa in mano alle destre farebbe passi indietro.

Il governo ha intenzione di modificare gli assetti istituzionali della Repubblica. Vede un rischio di torsione autoritaria?
Non sono tra quelli che ritengono che la nostra Costituzione sia intoccabile, è nata in un momento storico diverso. Ma ritengo la proposta sul premierato contraria ai fondamenti della Costituzione. Il sistema attuale garantisce l’equilibrio tra i poteri, un equilibrio irrinunciabile. E ritengo sbagliata anche la proposta del governo sull’autonomia. Faccio un esempio: ha senso che ogni regione debba avere la sua politica energetica? La politica energetica dovrebbe essere semmai europea. Il governo imposta le riforme sul calcolo elettorale.

Non pensa che Giorgia Meloni, leader di un partito erede dell’Msi e quindi fuori dall’arco costituzionale, voglia riscrivere la Costituzione per prendersi una sorta di rivincita sulla storia?
Il tentativo di prendersi una rivincita sulla storia lo si vede in maniera macroscopica sulla riforma e in maniera più micro nell’occupazione di tutti i posti in maniera un po’ selvaggia. Scegliere le persone solo in base all’appartenenza è un errore. Noi di sinistra siamo meno sfacciati …

Il presidente Mattarella nell’arco di poche settimane ha sentito il bisogno di intervenire su tre questioni: gli studenti manganellati a Pisa, la scuola di Pioltello, il caso di Ilaria Salis. C’è da preoccuparsi davvero se anche il presidente deve farsi sentire pubblicamente?
Il Quirinale è l’unico centro di competenza rimasto, mentre nei ministeri lo spoils system selvaggio nei ruoli apicali ha fatto sì che si siano perse molte competenze. E abbiamo la fortuna di avere un presidente con una forte sensibilità. Il Quirinale è il luogo che fa tenere la bussola al Paese: se Mattarella interviene questo ci fa pensare che un problema c’è, e il suo intervento ci fa felici. La risposta della destra su Pioltello è stata totalmente ideologica, io ho chiamato il preside della scuola per ringraziarlo di quello che stava facendo, perché stava semplicemente usando il buon senso L’approccio della destra è sempre ideologico e fatto di semplificazioni e autoritarismo.

L’anno scorso in occasione del 25 aprile disse che bisognava combattere la continua rimozione dell’ignominia del fascismo. Pensa che si siano fatti passi avanti o la rimozione continua?
Non mi sembra che la situazione stia cambiando. Mi chiedo perché facciano così fatica ad ammettere le colpe del fascismo e a dichiararsi antifascisti. Sappiamo che provengono da un certo tipo di cultura e pescano voti anche da una parte in cui c’è ancora nostalgia del fascismo. Non credo nel rischio di un ritorno del fascismo, ma non prendere completamente le distanze da quel dramma storico è un grande errore.

Il manifesto ha proposto di tornare tutti a Milano il 25 aprile per una manifestazione grande come quella del 1994 durante il primo governo Berlusconi. Rispetto a quel ’94 oggi al governo c’è un destracentro più che un centrodestra, ma sono sempre loro. Il campo del centrosinistra è invece dissestato e ogni tentativo di ricostruire un’alternativa subito crolla, come a Bari.
La mia opinione è che il centrodestra o destracentro vince perché ha un centro che si chiama Forza Italia che fa andare il piatto della bilancia da quella parte. Il centrosinistra non ha un centro, è tecnicamente occupato da Azione e Italia viva che a volte fanno alleanze anche con la destra, e in più la costruzione di un’alleanza è complicata dai veti incrociati. Sono convinto, pur non essendo un uomo di centro, che senza il centro non si vince. Pd e 5S così non vinceranno mai anche perché ci sono differenze e le alleanze devono nascere su una piattaforma comune. Ad esempio io resto convinto che si debba continuare a sostenere l’Ucraina anche con l’invio di armi. Magari sono condizionato dai racconti che mi hanno fatto colleghi sindaci ucraini. Comunque sia, su un tema del genere va trovata una sintesi. Io non sono tra quelli che pensano che se le europee vanno male si debba cambiare il vertice del partito. Però per l’opinione pubblica il Pd si è spostato a sinistra.

Il problema non è che in passato ha inseguito troppo il centro?
Non si tratta di inseguire. Bisogna tirare dentro tutti, è difficile ma va fatto. Non parlo genericamente di un’alleanza da Azione ai 5 Stelle, ma serve un centro in grado di venire a patti con quell’anima di sinistra che dobbiamo conservare.

Pensa anche lei che sia giusto chiedere dalla manifestazione del 25 aprile il “cessate il fuoco”?
Premetto che il 25 aprile è la festa della Liberazione, punto. La Brigata ebraica diceva: “Noi rinunciamo all’appello per la liberazione degli ostaggi di Hamas, ma si rinunci anche all’appello per il cessate il fuoco”. Cerchiamo di andare oltre: il cessate il fuoco non si riferisce solo alla questione israelo-palestinese, ma va oltre. Con la Brigata ebraica siamo stati insieme il 25 aprile per un lungo periodo, se siamo convinti che il momento è delicato ognuno faccia un piccolo passo indietro. Non credo che l’appello dell’Anpi per il cessate il fuoco ovunque sia sbagliato, ne ho parlato con il presidente di Anpi Milano Primo Minelli.

Che clima c’è a Milano in vista della manifestazione?
Sarà molto partecipata. A Milano c’è una sacralità intorno al 25 aprile e secondo me quest’anno c’è molta attesa. C’è la consapevolezza che viviamo un momento ad alto rischio ed è giusto riaffermare con forza che siamo amanti della democrazia. Verrà tanta gente, potrà anche essere l’occasione per recuperare i disillusi. Ho apprezzato molto il vostro appello. Penso che sarà un 25 aprile molto importante.