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Migranti spostati in Albania, sui ricorsi deciderà il tribunale di Roma

Migranti spostati in Albania, sui ricorsi deciderà il tribunale di RomaLa premier Meloni e il ministro dell'Interno Piantedosi – Ansa

Alle 16 il Cdm Oggi il governo vara la legge di ratifica: coperture finanziarie e prime norme attuative. Ieri Piantedosi a Bruxelles per preparare il rush finale dei negoziati sul patto Ue

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 5 dicembre 2023

Il Consiglio dei ministri convocato oggi alle 16 approverà il testo del disegno di legge che il governo presenterà in parlamento per dare attuazione al protocollo d’intesa con l’Albania sui centri di identificazione e trattenimento al di là dell’Adriatico. Al centro della norma le coperture finanziarie e le prime norme attuative per realizzare e gestire le strutture extraterritoriali. Ieri è trapelata la notizia che saranno i giudici di Roma a decidere sui ricorsi dei migranti delocalizzati nel paese guidato da Edi Rama.

DOPO LE RIVELAZIONI del manifesto su un documento interno che circola tra i ministeri coinvolti nel progetto e parla di 720 posti per un costo di quasi 100 milioni solo il primo anno, si attendono maggiori dettagli dall’esecutivo. Quei numeri, infatti, non sono ancora definitivi ma rendono bene l’idea del piano su cui si sta muovendo il governo. Se saranno confermati segneranno una grande distanza, almeno in una prima fase, dalle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni sui tremila cittadini stranieri detenuti contemporaneamente in Albania, per un totale di 36mila all’anno.

Sull’accordo permangono ancora molti punti oscuri di natura economica, logistica e giuridica. Il ddl ne chiarirà alcuni, ma per avere un quadro completo si dovranno comunque attendere dei mesi. L’obiettivo di Meloni è realizzare almeno i primi trasferimenti prima di giugno 2024, quando si terranno le elezioni europee.

RESTA ANCHE da capire cosa pensa davvero Bruxelles: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen non si è ancora espressa ufficialmente, anche se nell’Ue nessuno ha alzato le barricate contro il protocollo. Al contrario sembra destare il favore della Commissione e l’interesse di altri paesi membri. Su tutti la Germania: il cancelliere tedesco Olaf Scholf ha aperto all’esternalizzazione dell’iter per l’asilo nei paesi terzi ritenuti sicuri.

Questo tassello rappresenta una delle principali scommesse del governo italiano nell’ambito dei negoziati sul nuovo patto asilo e immigrazione. Che ormai è giunto al rush finale. Ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha incontrato a Bruxelles il «gruppo di Berlino» – composto dai rappresentanti di Germania, Francia, Italia, Repubblica Ceca, Svezia, Spagna e Belgio – per affinare la strategia in vista del trilogo tra gli organismi comunitari previsto per il 7 dicembre.

Consiglio Ue, Europarlamento e Commissione concordano sul fatto che il Patto vada chiuso prima delle europee, ma restano alcuni punti di disaccordo. I negoziatori degli eurodeputati chiedono maggiori tutele per i soggetti vulnerabili come donne e minori stranieri non accompagnati, una «solidarietà obbligatoria» per la redistribuzione delle persone nei momenti di maggiore afflusso e soprattutto puntano a ridurre l’applicazione delle procedure accelerate di frontiera per l’asilo.

POSSIBILE CHE il Consiglio recepisca le richieste in merito al primo punto, improbabile faccia lo stesso sugli altri due. Rispetto alla «solidarietà» saranno previste strade alternative al ricollocamento degli stranieri, principalmente il sostegno economico, mentre le procedure accelerate, come detto, hanno assunto rilevanza strategica.

Su questo aspetto il governo Meloni si gioca anche una partita tutta interna. Il 30 gennaio si terrà l’udienza in Cassazione sui ricorsi presentati dall’Avvocatura dello Stato contro le decisioni del tribunale di Catania. I giudici etnei hanno liberato, disapplicando la normativa nazionale a favore di quella europea, i cittadini tunisini che secondo la «legge Cutro» avrebbero dovuto svolgere l’iter accelerato di frontiera in detenzione.

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