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Migranti, il Viminale ai prefetti: «Stop alle espulsioni dai centri»

Migranti, il Viminale ai prefetti: «Stop alle espulsioni dai centri»L’Hub Migranti di Milano – LaPresse

Mini svolta Per contenere l’epidemia coronavirus: «Accoglienza anche per chi ha perso il diritto»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 3 aprile 2020

Stop alle espulsioni dei migranti dai centri di accoglienza. Con una circolare indirizzata ai prefetti, il Dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale chiede di trattenere nelle strutture rifugiati e richiedenti asilo anche – spiega il capo del Dipartimento, il prefetto Michele di Bari – «se non hanno più titolo a permanere nei centri».

La circolare, datata 1 aprile, rientra tra le misure adottate dal Viminale per prevenire la diffusione del coronavirus e viene incontro all’esigenza di assicurare controlli e assistenza sanitaria anche ai migranti. Un’iniziativa in linea con quella adottata alla fine dello scorso anno quando, grazie a un accordo tra il ministero e l’Associazione dei comuni (Anci), si permise la permanenza all’interno dei Siproimi (ex Sprar) ai titolari di protezione umanitaria, anche oltre la scadenza del 31 dicembre prevista dal primo decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno.

Sono 84.946 i migranti presenti nelle strutture fino al 31 marzo scorso, 22.420 dei quali trovano posto all’interno dei Siproimi e 62.428 nei centri di accoglienza. Tre, invece, le categorie di persone che fino a due giorni fa, quando sono state impartite le nuove direttive, rischiavano di ritrovarsi da un giorno all’altro in mezzo alla strada. La prima riguarda quanti si sono visti respingere la domanda di asilo e che ora potranno rimanere nelle strutture che li accolgono fino alla fine dell’emergenza pandemia. Poi ci sono coloro – e sono una minoranza- che hanno subito un provvedimento disciplinare, per essersi allontanati dal centro senza permesso o per un altro motivo. Infine quanti si trovano nei Siproimi. A parte i minori non accompagnati – per i quali la permanenza nella struttura non è in discussione – il provvedimento riguarda persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato e per le quali è previsto un percorso di integrazione della durata di sei mesi, rinnovabili per altri sei. Chi tra questi si trova alla fine del percorso, anziché abbandonare la struttura come previsto può rimanere e continuare a ricevere assistenza.

La circolare invita poi i prefetti ad assicurarsi che i migranti vengano informati sui rischi della diffusione del virus e sulle misure di prevenzione da adottare, dalle limitazioni degli spostamenti alle distanze da mantenere anche all’interno dei centri, insieme a garantire, se necessario, strutture nelle quali mettere in atto la quarantena per coloro che dovessero risultare positivi al virus.

Come per gli italiani, anche in questo caso l’obiettivo è quello di evitare i rischi di contagio sia per i migranti che per gli operatori, ma anche di evitare che si creino «situazioni di allarme sociale dovute al mancato rispetto, da parte dei primi, dell’obbligo di rimanere all’interno delle rispettive strutture».

Misure di prevenzione che per il Viminale devono essere rispettate anche da chi arriva in Italia via mare. Al momento dello sbarco i migranti devono essere sottoposti a screening sanitario e poi a quarantena per quattordici giorni. Solo al termine di questa procedura «e sempre che non siano emersi casi di positività al virus», potranno essere trasferiti nelle strutture di accoglienza «previo – sottolinea ancora la circolare – rilascio di idonea certificazione sanitaria».

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