Migranti, il governo va incontro ai sindaci ma dice no all’Europa
Mediterraneo Sul decreto sicurezza il premier Conte trova l’accordo con l’Anci Ad Avramopoulos lista di 670 nomi da ricollocare tra gli Stati
Mediterraneo Sul decreto sicurezza il premier Conte trova l’accordo con l’Anci Ad Avramopoulos lista di 670 nomi da ricollocare tra gli Stati
Il decreto sicurezza non cambia, come dice il ministro degli Interni Matteo Salvini, ma la sostanza sì, almeno in alcune delle parti che più premevano ai sindaci. E’ l’esito dell’incontro di ieri tra il premier Conte e i rappresentanti dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani guidata dal sindaco di Bari Antonio Decaro. Un incontro che ha avuto un esito decisamente migliore di quello che Conte e Salvini hanno avuto sempre in giornata con il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos e che ha confermato ancora una volta la distanza che ancora separa Roma e Bruxelles sulla gestione di quanti attraversano il Mediterraneo per giungere in Europa.
IL VERTICE CON I SINDACI. «Mi è sembrato di capire che non c’è stata alcuna rimostranza nella delegazione dell’Anci rispetto ai contenuti del decreto. Sono stati aiutati a capire cose c’è nel testo che era e rimane esattamente ciò che è. Se poi dieci sindaci su ottomila hanno bisogno di ulteriori chiarimenti glieli daremo», ha riassunto Salvini l’incontro con l’Anci. I toni del ministro leghista (assente al vertice perché impegnato a Ciampino per l’arrivo dalla Bolivia dell’ex terrorista Cesare Battisti), non sono piaciuti ai sindaci, ma non sono comunque riusciti a smorzare la soddisfazione dei primi cittadini per i risultati ottenuti. Quattro i punti intorno ai quali si è discusso e raggiunto un accordo con il premier Conte. Il primo riguarda i richiedenti asilo considerati vulnerabili (donne incinta, famiglie con minori, persone con disagio psicologico, disabili) espulsi con il decreto dal sistema Sprar e destinati ai Centri di accoglienza straordinaria (Cas). Per loro verrà creato un circuito apposito, parallelo a quello Sprar e finanziato attraverso il Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) dell’Unione europea. Altra questione riguarda l’assistenza sanitaria di quanti richiedono la protezione internazionale e che -stando a quanto previsto dal decreto sicurezza – non possono più iscriversi all’anagrafe dei comuni. E’ stato deciso che anche essere domiciliati presso un Cas sarà sufficiente per poter continuare a usufruire del Servizio sanitario nazionale. Una circolare del ministero della Salute informerà tutte le Asl delle nuove disposizioni.
Gli ultimi due punti riguardano l’obbligo per le prefetture di comunicare ai Comuni quante persone si trovano nelle strutture di accoglienza in modo da consentire la programmazione dei servizi (come ad esempio l’iscrizione a scuola dei bambini) e, infine, la garanzia che la copertura economica dei minori stranieri non accompagnati sarà a carico del governo. «Sono soddisfatto. Abbiamo portato delle proposte di integrazione e armonizzazione della norma e sono state accolte», è stato il commento di Decaro al termine dell’incontro con il governo con cui verranno adesso verranno concordati alcuni incontri tecnici per decidere come procedere, presumibilmente attraverso una serie di circolari. «Criticità superate», ha detto invece Conte, soddisfatto anche perché da parte dell’Anci non mi è stato presentato alcun dubbio di costituzionalità» riguarda all decreto. Cosa che però non avrebbe potuto essere, vista che non spetta all’Anci presentare eventuali rilievi costituzionali. E che non è del tutto esclusa. Per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris – uno dei «disobbedienti» al decreto insieme al collega di Palermo Leoluca Orlando, il ricorso alla Consulta è tutt’altro che escluso: «La legge in più punti è manifestamente incostituzionale – ha detto – e sono assolutamente convinto che davanti al giudice della legittimità costituzionale cadranno pezzi del provvedimento».
IL VERTICE CON AVRAMOPOULOS Che dall’incontro con Salvini e Conte si potesse arrivare a un accordo probabilmente non ci credeva neanche il commissario europeo. Avramopoulos è venuto a Roma raccogliendo l’invito avanzato dal premier italiano a conclusione della vicenda delle navi delle ong tedesche Sea Watch e Sea Eye e con la speranza che anche l’Italia potesse far parte del meccanismo temporaneo di divisone dei migranti che Bruxelles sta mettendo a punto e che dovrebbe presentare nelle prossime settimane. Un meccanismo coordinato alla Commissione europea e del quale dovrebbe far parte, nelle intenzioni di Avramopoulos e Juncker, una decina di Paesi «volenterosi». Da Salvini il commissario ha invece ricevuto una lista con 670 nomi di migranti da ricollocare in Europa e nella quale, secondo fonti Ue, sarebbero stati inseriti anche 102 rifugiati giunti in Italia con i corridoi umanitari. Due posizioni che più distanti di così non potrebbero essere.
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