Un’amnistia per circa settecento minori stranieri, già presenti sul territorio nazionale, ma anche meno richiedenti asilo accolti e più fondi per le espulsioni. Sono queste le misure approvate martedì sera del governo olandese di centro destra, guidato da liberale Rutte, proprio mentre l’esecutivo italiano alzava la voce e provava a scaricargli la responsabilità dei quarantasette migranti a bordo della nave Sea Watch 3, registrata ad Amsterdam.

Dopo giorni di polemiche, i quattro partiti della coalizione olandese hanno trovato un accordo sulle misure da adottare nei confronti dei minori stranieri irregolari sul territorio nazionale.

Circa settecento di loro, attualmente a rischio espulsione, verranno regolarizzati con i loro genitori. Un’eccezione che conferma la chiusura del governo olandese che, per il futuro, ha deciso di aumentare i finanziamenti per velocizzare le espulsioni, rendere più difficili le procedure per l’accoglienza e diminuire da 750 a 500 la quota di richiedenti asilo dell’Unhcr accolti annualmente.

A meno di due mesi dalle elezioni provinciali olandesi, quando verrà rinnovata anche la composizione del senato dove i partiti della maggioranza hanno solo un voto in più rispetto alle opposizioni, l’accordo sul cosiddetto kinderpardon permette all’esecutivo olandese di evitare che si possano ripetere altri casi di minori da espellere, imbarazzanti a livello nazionale e internazionale. Come quello dei due fratelli armeni, Howick e Lilli, costretti a nascondersi e a scappare prima di essere amnistiati dal ministro della giustizia o come quello di una famiglia caucasica, rimasta per più di tre mesi all’interno di una chiesa protestante a Den Haag per scongiurare l’intervento della polizia. Oppure come la famiglia armena con figli di otto, cinque e tre anni, espulsa settimana scorsa dopo nove anni nei Paesi Bassi. Per loro la nuova legge è arrivata troppo tardi.