Migranti, il governo rilancia il decalogo della propaganda
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Migranti, il governo rilancia il decalogo della propaganda

Immigrazione Il Consiglio dei ministri di ieri ha partorito il terzo intervento sull’immigrazione in meno di nove mesi: una vera ossessione per la destra al governo. Un intervento che riprende in […]
Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 settembre 2023

Il Consiglio dei ministri di ieri ha partorito il terzo intervento sull’immigrazione in meno di nove mesi: una vera ossessione per la destra al governo. Un intervento che riprende in parte il Piano d’Azione di Lampedusa, presentato con la passerella di domenica scorsa dal duo Meloni von der Leyen, il quale si colloca totalmente al di fuori dai percorsi istituzionali dell’Ue.

E per questo non ha alcun valore se non come apertura di una lunga e complessa campagna elettorale per le europee del 2024.

I dieci punti altro non sono che una ripetizione di cose già viste e sentite, proclami vuoti senza alcuna conseguenza concreta, che non produrranno alcuna soluzione al caos di questo governo nella gestione degli arrivi e dell’accoglienza di persone in cerca di protezione. Guardando al merito delle proposte, è bene sottolineare che il primo punto, ancora una volta, è segno della mancanza di fiducia dell’Unione Europea nell’Italia.

Il sostegno delle agenzie Ue per la registrazione delle persone all’arrivo nel nostro Paese, deriva dalla necessità di avere soggetti esterni che non consentano di aggirare la registrazione dei migranti sbarcati nel sistema Eurodac, il data base europeo dei richiedenti asilo. Senza quella registrazione viene eluso il principio del Paese di primo approdo, che è il cardine del regolamento di Dublino.

Alcuni dei punti, certamente il secondo (sostegno ai trasferimenti da Lampedusa), il terzo (facilitare il rientro dei migranti non qualificati per l’asilo) e il settimo (sostegno all’esame delle richieste d’asilo e ai rimpatri delle domande non fondate) si basano su una delle principali «false evidenze» alle quali si fa ricorso nella retorica pubblica sull’immigrazione, ossia che i numeri degli arrivi in Italia siano così alti da non consentire una risposta ordinaria. Falsa evidenza alimentata anche dalle ricorrenti previsioni apocalittiche sugli arrivi, puntualmente smentite dai fatti. I dati degli ultimi dieci anni sulle richieste d’asilo nell’Ue, confermati da quelli del primo semestre 2023, appena pubblicati dall’Agenzia Europea per l’Asilo, dicono che l’Italia accoglie sempre meno della media europea, in percentuale alla popolazione, e comunque di gran lunga meno di Germania, Francia e Spagna, anche in numero assoluto. Il sostegno previsto nel Piano d’Azione è una chiara dichiarazione di incapacità, che in ogni caso non sortirà alcun effetto concreto, in particolare su un tema molto caro alle destre, ossia i rimpatri, perché le leggi e le procedure non potranno essere azzerate in nome di una presunta emergenza.

Il quarto punto (usare il pugno duro contro il business dell’immigrazione illegale) è la solita dichiarazione di guerra contro i trafficanti che hanno nei governi i loro migliori alleati: i continui interventi per impedire alle persone di attraversare le frontiere e di arrivare in Europa, sono un favore ai trafficanti. Finché i migranti non potranno rivolgersi agli Stati per attraversare le frontiere, per ricerca di lavoro o di protezione, i guadagni dei trafficanti non potranno che aumentare.

Il quinto punto (rafforzare la sorveglianza aerea e di mare ed espandere le missioni navali) sembra prefigurare un ritorno alla Missione Sofia, smantellata nel 2020 con il contributo decisivo di Salvini, che potrebbe rappresentare una buona notizia. Infatti ogni imbarcazione che si trova ad incontrare natanti con a bordo persone a rischio di naufragio, è obbligata a intervenire per metterle in salvo e portarle nel porto sicuro più vicino. Una volta a bordo di navi europee, sarà difficile dimostrare che riportare le persone in Paesi del Nord Africa, non vada contro il principio di non respingimento.

Sul sesto punto, la distruzione delle imbarcazioni usate dai trafficanti, è inutile soffermarsi: è un intervento già previsto in passato e abbastanza inutile.

Sull’ottavo punto, corridoi e canali d’accesso legali, è stato scritto in quasi tutte le dichiarazioni dei governi Ue degli ultimi anni, ma al momento non c’è lo straccio di una proposta concreta né la volontà di discutere davvero di questo che sarebbe l’unico strumento per consentire alle persone di attraversare le frontiere regolarmente. Ma nessuna via d’accesso legale, tanto meno i corridoi umanitari, può giustificare gli ostacoli per l’accesso alla procedura di asilo sul territorio europeo e l’esternalizzazione delle frontiere.

Anche il nono punto è uno di quelli sempre richiamati come foglia di fico per dire che alla fine ci ricordiamo anche dei diritti umani e del diritto internazionale, infatti coinvolgiamo le Agenzie Onu. Salvo non fare nulla di quello che le Agenzie Onuchiedono ai governi in quei contesti.

Infine il decalogo della propaganda si chiude con l’impegno a portare avanti il Memorandum con la Tunisia, Paese dove sono stati sospesi i diritti e vige una forma sempre più dura di autocrazia, che dell’Europa e della democrazia ha un idea così bassa che ha impedito ad una missione dell’Europarlamento di entrare nel Paese.

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